Internet: in Italia gli utenti con disabilità sono meno della media europea
L’uso di Internet da parte di utenti Ue con limitata accessibilità è inferiore del 17 per cento rispetto a utenti senza limitazioni.
Dalla ricerca è emerso quindi un problema importante relativo all’accessibilità digitale in Europa. Tra i 25 Paesi presi in esame, l’Italia si posiziona al 13° posto, quindi a metà classifica, con il 20 per cento in meno di utenti con problemi di accessibilità rispetto alla media Ue.
Nello specifico, il 69 per cento degli italiani con limitazioni utilizza Internet regolarmente, contro l’87 per cento di utenti senza limitazioni.
Se si confrontano i dati italiani con quelli di Spagna e Francia, emerge poi come il nostro Paese abbia una media di utenti con limitazioni inferiore del 20 per ceno rispetto ai cugini spagnoli e francesi.
Ampliando lo sguardo sul vecchio Continente, ben il 97 per cento degli utenti senza limitazioni usa Internet regolarmente, mentre meno del 76 per cento di persone con disabilità lo fa. Si tratta quindi di quasi 20 milioni di persone con disabilità a cui l’accesso a Internet è precluso.
Paesi con minor e maggior disparità
Il report di Surfshark premia Irlanda, Paesi Bassi e Finlandia, nei quali la differenza tra utenti con e senza disabilità è inferiore al 10 per cento.
In fondo alla classifica troviamo invece Bulgaria, Grecia e Polonia, dove il divario è del 40 per cento.
Dall’analisi emerge anche come il divario non sia correlato alla ricchezza. Infatti, Paesi considerati ricchi, non sempre garantiscono un accesso equo a Internet in termini di inclusività.
Le principali barriere
Tra gli ostacoli principali all’accesso a Internet per le persone con disabilità troviamo «un numero significativo di siti e applicazioni non accessibili, la mancanza di supporto pubblico unitamente alla disparità economica e infine il tasso di occupazione più basso tra le persone con disabilità». A dirlo è Daniel Casas, Responsabile dell’Accessibilità del Forum Europeo della Disabilità, il quale sottolinea come. «il ridotto coinvolgimento delle persone con disabilità con le tecnologie digitali usate sul posto di lavoro influisce negativamente sul tasso di occupazione». Ne consegue un reddito inferiore, «limitando così il loro accesso a Internet ad alta velocità, alle tecnologie assistive avanzate e agli ultimi dispositivi Ict».
È quindi necessario colmare al più presto il divario digitale, come ricordato dalla portavoce di Surfshark Lina Survila, «comprendendo come la vera accessibilità va oltre la semplice connettività».
Roberta Gatto