Salute: a Nuoro i primi detenuti visitati da remoto
Da martedì 21 maggio, i detenuti della colonia penale di Mamone possono essere visitati da remoto grazie a un’applicazione.
Dalla collaborazione tra la Asl di Nuoro, la casa di reclusione di Mamone, lo spin-off accademico Chain Factory dell’Università di Cagliari (Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali) e State1, società operante nel settore del Metaverso, nasce un ambiente virtuale nel quale i detenuti possono incontrare specialisti di psichiatria e fisiologia situati a chilometri di distanza.
Si tratta di un progetto sperimentale il cui obiettivo è abbattere le barriere dell’isolamento nel quale spesso si trovano i detenuti, soprattutto nelle zone più remote come appunto il centro dell’isola.
Vantaggi della telemedicina
Il Metaverso si propone in primis di migliorare l’efficienza dell’assistenza sanitaria nelle realtà penitenziarie abbattendo le liste di attesa e riducendo i costi legati agli spostamenti.
Il primo paziente è stato visitato a ben 54 km di distanza dal dottor Giuseppe Falchi, medico psichiatra del San Francesco di Nuoro. Lo specialista, supportato dal tecnico della società State 1, ha indossato il visore e ha eseguito la prima visita da remoto direttamente dalla sala allestita all’interno dell’ospedale.
Una realtà all’avanguardia
Come spiega il Direttore Generale dell’Asl n. 3 di Nuoro Paolo Cannas, «la telemedicina oggi ci consente di monitorare e seguire nel proprio domicilio 400 pazienti con scompenso cardiaco con conseguente abbattimento dei ricoveri impropri. La direzione strategica aziendale dell’Asl di Nuoro non poteva non cogliere le importanti novità di questa nuova tecnologia partendo sperimentalmente con un progetto legato a pazienti di cui non sempre ci si ricorda: le persone in carcere, prime in Italia a beneficiare di questo strumento». Il direttore conclude poi con un sentito ringraziamento al il direttore della Colonia penale Vincenzo Lamonaca e al professor Alessandro Spano, docente del dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Cagliari.
Roberta Gatto