L’artista Andrea Ferrero e le sue opere oltre le barriere

Dipingere senza vedere. Può sembrare un ossimoro, invece è la realtà entro la quale si muove il pittore cagliaritano Andrea Ferrero Sette. All’Altra Galleria di Cagliari, in via Alagon 29, mette in mostra 25 sue opere di genere astratto

Ma chi è Andrea e in cosa consiste la sua arte? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui, scoprendo un uomo dalla sensibilità straordinaria, un maestro dei colori capace di andare oltre barriere e pregiudizi.

L’artista

Andrea Ferrero nasce a Cagliari nel 1971. Laureato in Economia, perde la vista a causa di una malattia degenerativa della retina all’età di 39 anni.

Attualmente, lavora in un centro di ricerca del capoluogo sardo. Ed è proprio grazie alla frequentazione della Pinacoteca e del Museo archeologico Nazionale per motivi lavorativi che Andrea scopre la passione per la pittura.

Comincia così il suo percorso artistico, culminato nella recente esposizione all’Altra Galleria di Cagliari, promossa dalla Fondazione Domus de Luna in collaborazione con l’Associazione Codice Segreto, la Cooperativa Exmè & Affini e la Fondazione Peter Pan.

«Quella di Andrea è una fuga verso il colore, un colloquio con la sua memoria» spiega Marcella Serreli durante l’inaugurazione, «e ogni opera nasce dal suo desiderio di dialogare con il colore. La selezione presente nella galleria è frutto di questo e del desiderio di esprimersi con composizioni vibranti e astratte, in espressioni cromatiche libere che si delineano nei paesaggi di campagna e nelle marine a lui tanto care».

Arte con altri sensi

Un pittore cieco fa sicuramente notizia. Tuttavia, Andrea preferisce essere considerato al di là della disabilità visiva.

Nella foto, al centro Andrea Ferrero

«La vista è un organo arrogante» afferma l’artista. «L’immagine mentale di ciò che voglio dipingere va direttamente sulla tela, senza il filtro degli occhi, senza la preoccupazione del raffronto con il soggetto dal vero. Se dipingo un albero, è il mio albero, non l’albero che chiunque può vedere in natura. Non vedere mi permette una maggiore libertà espressiva. Purtroppo» prosegue, «c’è molta ignoranza nei confronti della disabilità visiva. C’è chi mi chiede come faccio a muovermi sulla tela, chi critica la mia scelta dei colori, chi pensa non sia capace di sceglierli solo perché non li vedo».

Tanti pregiudizi, quindi, ma Andrea ha molto da insegnare anche su questo. «Nella cultura occidentale il tatto è un senso di serie b. Ritengo sia invece un modo migliore rispetto allo sguardo per conoscere ciò che ci circonda. Ci insegnano a non toccare, a non sporcarci le mani, ma così ci priviamo di una parte fondamentale della scoperta del mondo».

Arte per tutti

E proprio il tatto è protagonista del laboratorio tenuto da Andrea la scorsa settimana presso l’associazione Domus de luna. «Con i ragazzi abbiamo dipinto usando le mani. Abbiamo toccato il colore, la tela, ci siamo sporcati. I ragazzi hanno dipinto bendati ed è stata un’esperienza bellissima tanto per loro quanto per me».

Il laboratorio è stato un incontro tra differenti disabilità, in linea con la mission dell’Altra Galleria, luogo dove “si incontrano diversità, integrazione sociale, tecnologie e socialità. Arte, quindi, in tutte le sue declinazioni”.

«Un’esperienza da ripetere» conclude l’artista, «non c’è niente di impossibile. Basta volerlo».

Roberta Gatto

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