Wangiri, ovvero l’arte della truffa al telefono

Wangiri, in giapponese significa letteralmente «squillo e giù». In pratica il telefono squilla, si risponde, ma non si ottiene nessuna interlocuzione. E finirebbe lì, se il destinatario della chiamata non decidesse di richiamare il numero per sapere chi c’è dall’altra parte. Ed è in questo momento che il destinatario dello “squillino” viene automaticamente reindirizzato verso un numero a pagamento in grado di addebitare uno o due euro in pochi secondi. Questo è quanto avveniva con il sistema “vecchio”. Ora si è evoluto.

La nuova versione della truffa sembra essere ancora più insidiosa: attraverso i bot Internet, i cyber criminali inviano numeri internazionali ai moduli per mettersi in contatto con le aziende che si trovano sui loro siti. Così facendo, i numeri di telefono sono a tariffa maggiorata e i dipendenti che richiamano sono tenuti a pagare un conto piuttosto salato.

Rispetto al wangiri degli esordi, i truffatori hanno trovato lo stratagemma giusto per tenere la chiamata aperta il più a lungo possibile così da far lievitare la somma di denaro. In che modo? Quando la vittima richiama, viene riprodotto il suono di un numero che squilla facendo sì che creda di essere in attesa quando invece è già connesso alla chiamata e gli stanno rubando credito.

Cybercriminali

Esistono tante altre frodi che sfruttano sistemi ingegnosi. E sempre, giocando sull’ingenuità o la curiosità delle persone oppure convincendole direttamente ad acquistare servizi o pagare per risolvere problemi inesistenti.

Come difendersi? È importante rimanere vigili e diffidare di chiamate sospette o di numeri sconosciuti.

Se il numero non risulta registrato sul proprio telefono e continua a contattare, è sufficiente bloccarlo manualmente sul proprio smartphone.

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