Esperienze di disabilità nella storia: re Giorgio III d’Inghilterra
Molti conoscono le sue vicende grazie alla serie tv sulla regina Carlotta trasmessa su Netflix come spin-off di Bridgerton. Ma chi era davvero Giorgio III detto il pazzo?
Giorgio III nasce a Norfolk House a Londra il 4 giugno 1738, primo figlio maschio del principe di Galles Federico di Hannover e di Augusta di Sassonia-Gotha-Altenburg.
La sua è un’educazione degna, appunto, di un futuro re: studia, tra le altre, anche astronomia a cui si appassiona al punto da dotarsi, in età adulta, di un osservatorio privato.
Nonostante i dissapori tra suo padre e il nonno, re Giorgio II, la famiglia del principe è piuttosto liberale per l’epoca e permette addirittura ai figli di prendere parte ad alcune recite teatrali, oltre a incoraggiare ciascuno a perseguire le proprie passioni.
Giorgio cresce quindi con un grande affetto per i genitori e specialmente per il padre. Purtroppo, nel 1751, il principe Federico muore in seguito a un’infezione al ginocchio e Giorgio viene nominato legittimo erede al trono.
A soli dodici anni, il futuro re lascia la casa paterna e si trasferisce a Kensington Palace, dove viene istruito come futuro monarca sotto la supervisione del nonno.
Il 25 ottobre 1760, alla morte del sovrano, sale al trono come Giorgio III.
Il nuovo re ha soltanto ventidue anni, ma come ogni monarca del tempo deve sposarsi e assicurare una discendenza al trono d’Inghilterra. Nonostante l’amore per la bellissima Sarah Lennox, figlia del duca di Richmond e discendente diretta del re Carlo II d’Inghilterra, accetta di sposare la diciassettenne duchessa Sofia Carlotta di Meclemburgo-Strelitz su insistenza della madre.
Ancora una volta, Giorgio si dimostra un figlio devoto e nel 1761 convola a nozze con Carlotta. La ragazza non piace al giovane re e tuttavia la loro è un’unione destinata a durare più di 50 anni.
Così, quella cominciata con un matrimonio combinato si trasforma ben presto in una relazione d’amore capace di andare oltre la malattia e la disabilità.
Marito e padre devoto
La coppia si dimostra una delle più prolifiche del Regno Unito. Il loro matrimonio viene benedetto dalla nascita di ben 15 figli a cui il re è molto legato. L’immagine di padre amorevole, unitamente alla fedeltà dimostrata alla moglie (Giorgio è il primo re inglese a non avere amanti) lo rende molto popolare nel Paese, abituato agli scandali del suo predecessore, il nonno Giorgio II.
Insieme alla moglie Carlotta, Giorgio diviene patrono delle arti e delle scienze. Appassionato di botanica, passione che lo accomuna alla regina, sostenitore della musica tedesca e delle arti, è anche un benefattore e un avido collezionista di libri.
Alla mondanità preferisce una vita morigerata con la sua famiglia e in mezzo alla natura, dove si dedica all’agricoltura e alla zootecnia. Per questo, la satira lo soprannomina “Giorgio il contadino”.
Un uomo semplice, pur essendo un sovrano, dalla vita tranquilla e morigerata, affezionato alla famiglia e amato dal popolo.
La pazzia di re Giorgio
Tuttavia, su di lui grava la tara dell’infermità mentale. E forse per questo, più che per ogni altra cosa, viene ricordato re Giorgio III.
Studi recenti hanno attribuito il suo disturbo alla porfiria, malattia legata a un difetto in una proteina capace di trasportare l’emoglobina nel sangue. Una patologia genetica aggravata, secondo una ricerca pubblicata dall’Università del Kent sulla rivista “The Lancet”, dall’ingestione di arsenico attraverso alcuni farmaci dell’epoca, prescritti contro la nausea.
Il sovrano soffre presto di depressione, acuita dalla perdita di alcuni dei suoi amati figli e nel periodo tra il 1765 e il 1789 ha diversi attacchi acuti di alienazione.
Ma la malattia di cui soffre il re non riguarda soltanto la sfera psichica. Le porfirie sono malattie genetiche estremamente invalidanti, tanto che lo stesso Giorgio manifesta sintomi come dolori diffusi, febbre, convulsioni.
Giorgio muore nel 1820, dopo essere diventato sordo e cieco. Nei suoi ultimi giorni, pare abbia delirato per 58 ore, parlando senza sosta e pronunciando frasi senza senso. Fino all’ultimo, a stargli vicino è stata sua moglie Carlotta, morta nel 1818.
Un uomo, Giorgio, dalla vita straordinaria, soprattutto per quel suo essersi allontanato dal modello dei sovrani che lo hanno preceduto. Un uomo che ha amato, ricambiato, una donna impostagli dalle logiche di governo, un re contadino, un astronomo, un padre devastato dal lutto.
Un uomo con una malattia genetica sconosciuta ai medici dell’epoca, in grado comunque di dare e ricevere amore e di convivere con il dolore.
A noi piace ricordarlo così. Non come il re pazzo, ma come un uomo, un figlio, un marito, un padre, un astronomo, un contadino. Insomma, semplicemente come Giorgio.
Roberta Gatto