I salari in Italia? Producono solo insoddisfazione

Gli italiani sono insoddisfatti del proprio salario e non lo ritengono particolarmente equo. È quanto emerge dal report “Salary Satisfaction report 2024”, redatto dall’Osservatorio JobPricing in collaborazione con Infojobs.

L’indagine ha coinvolto oltre 4mila lavoratori in un questionario online declinato in sei dimensioni (equità, competitività, performance e retribuzione, trasparenza, fiducia e comprensione, meritocrazia), hanno condiviso le loro percezioni.

I lavoratori meno soddisfatti sono quelli per cui il “pacchetto retributivo” è composto solo dalla retribuzione fissa.

I salari non crescono a causa della bassa crescita della produttività

Il salario minimo è stato uno degli argomenti caratterizzanti della campagna elettorale per le ultime elezioni europee. Questo ha fatto si che, anche a livello locale, il tema dei salari (in particolare quello della “stagnazione” salariale) tornasse all’attenzione dell’opinione pubblica.

Negli ultimi 26 anni in Italia si è registrata una scarsa crescita delle retribuzioni, anzi, con l’aumento dell’inflazione tra il 2022 e il 2023, queste hanno registrato un significativo calo.

Sempre dal report dell’Osservatorio JobPricing emerge come il 55.7 per cento dei lavoratori ritiene che le aziende non sono intervenute (o non interverranno) per compensare le perdite del potere d’acquisto provocate dall’inflazione.

Tuttavia, contrariamente a quanto si può credere, la stagnazione salariale non è colpa dell’euro. Alcune ricerche, infatti, mettono in evidenza come la dinamica delle retribuzioni reali vada a ricalcare quella della produttività, misurata dal valore aggiunto per occupato. Per efficaci politiche economiche in grado di determinare una elevata crescita strutturale occorre quindi ricordare come la bassa crescita dei salari vada imputata alla bassa crescita della produttività.

Emanuele Boi

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