Fido in ufficio? Migliora la produttività

A lanciare l’idea di portare con sé il proprio cane sul posto di lavoro è stata Purina, la costola di Nestlé specializzata in cibo per animali. Attraverso la campagna Paw (che in inglese significa “zampa” ed è anche acronimo di Pets at Work, ovvero animali domestici al lavoro), la famosa azienda ha avviato nel 2014 questo esperimento rivelatosi vincente.

In dieci anni infatti, i cani presenti nella sede di Milanofiori hanno raggiunto quota 50 e l’iniziativa si è pian piano estesa anche ad altre aziende del settore pubblico e privato.

Migliorare le performance

Portare il proprio cane in ufficio non è solo un’abile mossa di welfare a costo zero, ma un vero e proprio toccasana per la salute dei dipendenti, con conseguenze positive anche sul rendimento al lavoro. A beneficiare della presenza di Fido non è infatti solo il padrone, ma anche i colleghi e le colleghe, proprio come accade con la pet therapy.

Ovviamente, è necessario seguire una serie di protocolli prima di inserire il cane in azienda. Ad esempio, tutti i dipendenti devono essere d’accordo (non dimentichiamo come alcune persone siano allergiche al pelo animale o abbiano una vera e propria paura dei cani legata a traumi passati), i cani devono essere educati, meglio ancora addestrati e, nel caso di più cani presenti nello stesso ufficio è importante che vadano d’accordo, almeno per la maggior parte del tempo.

Tutto questo si traduce in una sorta di patentino, ovvero un certificato con il quale si garantisce la possibilità per il cane di stare in ufficio. Per conseguirlo, il nostro amico a quattro zampe deve superare un test effettuato da un tecnico esterno, il quale verificherà la capacità dell’animale di rispondere a comandi come “seduto” o ancora la capacità di attendere fermo il ritorno del proprietario nel caso questi si debba allontanare.

Benefici per tutti

Come spiegano da Purina, non è necessario ristrutturare l’azienda per renderla inclusiva ai cani. È infatti sufficiente stabilire in quali zone gli è permesso l’accesso e in quali è invece interdetto, magari per la presenza di persone allergiche o che non ne gradiscono la presenza. Per questo è anche necessario selezionare percorsi e ascensori dove portare gli animali, in modo così da favorire una convivenza pacifica.

Il 100 per cento del personale coinvolto nel progetto si dimostra soddisfatto, affiancato dal 98 per cento di quello non coinvolto. I cani “mettono buonumore”, dichiarano i dipendenti e inoltre favoriscono la socializzazione.

Avere la possibilità di portare il cane in ufficio, infine, favorisce l’adozione da parte di chi non era felice all’idea di lasciare l’animale a casa durante il lavoro, con la conseguenza che a beneficiarne non sono solo gli umani ma anche gli animali.

Roberta Gatto

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