Ierfop: l’Unione Sarda sul progetto “Itinerari nella natura. Faccio l’orto”

Il quotidiano scrive come siano «terminate con una breve cerimonia di consegna degli attestati le attività previste nella convenzione stipulata tra l’Orto Botanico dell’Università e l’istituto Ierfop Onlus» E nell’articolo, si evidenzia come l’ente sia riconosciuto dalla Regione tra quelli che «svolgono iniziative di formazione e orientamento professionale per soggetti svantaggiati, in particolare persone con disabilità ed emarginati».

L’articolo prosegue con la descrizione del progetto, «rivolto a 10 persone diversamente abili e che si è avvalso per 70 ore anche della collaborazione del personale dell’Orto e del supporto di due figure specializzate in disabilità visiva».

Nell’articolo vengono poi descritte le attività: «i partecipanti sono stati impegnati da marzo ai giorni scorsi nella realizzazione di un percorso for­mativo volto alla realizzazione di un piccolo orto, acquisendo elementi di base di botanica e orticoltura, capacità di progettazione e realizzazione di un orto, e hanno appreso i tempi di crescita, di produzione e di raccolta de­gli ortaggi più comuni e la loro importanza nella dieta».

L’Unione dà quindi spazio alle parole del presidente Ierfop Roperto Pili, il quale ricorda quanto «è importante che due istituzioni come Ierfop e Orto Botanico collaborino, perché l’integrazione e l’inclusione delle persone con disabilità diventi così più facile e diffusa».

«Da 35 anni siamo al servizio della formazione, dell’istruzione e del miglioramento delle condizioni di vita delle persone con disabilità della vista», evidenzia nell’articolo il direttore dell’istituto Bachisio Zolo. «Il nostro obiettivo è offrire quanto di meglio ci possa essere per riuscire a conservare il benessere e a mantenere l’autonomia personale».

Infine, viene ricordata l’importanza dell’integrazione attraverso le parole di Annalena Cogoni, direttrice del polmone verde, «i laboratori didattici possono costituire una buona integrazione dei percorsi scolastici nell’ottica di una sempre più consapevole interazione con la città».

Roberta Gatto

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