Cosa cambia con il nuovo decreto sulla disabilità?
Il 30 giugno entra in vigore il decreto legislativo numero 62 del 3 maggio 2024 che concerne le norme che introducono nuovi diritti della disabilità.
Stiamo parlando della legge 104 e delle novità che riguarderanno in particolare la ridefinizione della condizione di disabilità, gli accertamenti sulla condizione di disabilità, le tutele e l’inclusione sociale.
Cosa cambia?
Intanto, la definizione di persona con disabilità che non parte più da una visione patologica dell’impedimento, ma da una relazione tra persone e barriere ambientali o comportamentali che impediscono o limitano la partecipazione alla vita quotidiana.
La persona con disabilità deve usufruire di prestazioni sulla base di una necessità di sostegno che può essere lieve, media o di livello elevato o molto elevato. Se la disabilità limita l’autonomia personale e richiede un’assistenza permanente, comporta una priorità nell’intervento dei servizi pubblici.
Il punto fondamentale di questo passaggio è quello che nel decreto viene definito “accomodamento ragionevole”, include tutti gli interventi necessari per consentire alle persone con disabilità di esercitare alla pari con tutti gli altri esseri umani i diritti e le libertà fondamentali. Alcuni esempi: interventi sulle barriere architettoniche, correzione delle procedure per facilitare l’accesso ai servizi, modifiche nei tempi e nei metodi di lavoro (part.time, telelavoro), impiego di strumenti tecnologici che semplifichino l’accesso alla comunicazione delle persone con disabilità sensoriali o cognitive, programmi di formazione per il personale e campagne di sensibilizzazione per favorire l’inclusione delle persone con disabilità.
- La valutazione di base dell’esistenza della disabilità dal 1° gennaio 2026 sarà assegnata all’INPS che deve anche certificare l’invalidità civile, la cecità civile, la sordocecità, gli alunni con disabilità, gli elementi che consentono di definire la condizione di non autosufficienza.
È prevista una sola visita collegiale e il percorso deve concludersi entro 90 giorni, i tempi sono ulteriormente ridotti in caso di malattie oncologiche. Non sono più previste le visite di rivedibilità. La procedura è avviata da un certificato medico introduttivo ed è cosa diversa dalla successiva valutazione che programmerà un progetto di vita per la persona con disabilità.
Il decreto prevede anche che il riconoscimento della condizione di disabilità sia effettuato dall’INPS attraverso le unità valutative di base, cioè commissioni composte da due medici nominati dall’istituto di previdenza, una figura professionale appartenente alle aree psicologiche e sociali, un medico Inps specializzato in medicina legale. La persona interessata alla valutazione potrà farsi assistere dal proprio medico o psicologo di fiducia.
Completata la valutazione, la Commissione dovrà informare l’interessato sull’esito e sugli eventuali sostegni previsti e dovrà poi elaborare e avviare un progetto di vita individuale personalizzato. A quel punto, la persona con disabilità può chiedere di avviare il procedimento di valutazione multidisciplinare.
Si forma un gruppo, di cui fa parte anche la persona con disabilità, che dovrà predisporre il progetto di vita tenendo conto del contesto sociale in cui la persona vive. La presenza contemporanea nel gruppo di lavoro di soggetti delle istituzioni ed enti assistenziali serve per migliorare le condizioni personali e di salute e per facilitargli l’inclusione sociale.
Per alcuni aspetti introdotti dal nuovo decreto è necessario un altro provvedimento entro sei mesi, alcune norme entreranno in vigore subito altre a partire dal prossimo 1° gennaio. Nel 2025 è prevista una fase di sperimentazione che consentirà anche di aggiornare criteri e modi dell’accertamento di disabilità.
Giuseppe Giuliani