Disabilità nella Storia: Helen Keller

Helen Keller

A lei si ispira il famoso film del 1962 diretto da Arthur Penn, dal quale la Rai ha tratto la famosa serie “Anna dei miracoli”. Dopo Oddone di Savoia, re Giorgio III d’Inghilterra, Emanuele Filiberto di Savoia Carignano e Stephen Hawking, Helen Keller è la prima donna con disabilità di cui parliamo nella nostra rubrica.

Chi è Helen Keller

La vita di Helen Keller inizia il 27 giugno 1880 a Tuscumbia, in Alabama, da una famiglia benestante.

Figlia di un capitano delle forze degli Stati confederati, quindi secessionista, Hellen tuttavia cresce in un ambiente culturalmente aperto. Una fortuna per la bimba, che all’età di un anno e mezzo perde vista e udito in conseguenza di una brutta febbre (probabilmente scarlattina o meningite), definita dai medici dell’epoca come “congestione dello stomaco e del cervello”.

In realtà, il cervello di Helen è tutt’altro che congestionato. Quando diventa sordocieca, la bambina ha fortunatamente già imparato a camminare e a pronunciare qualche parola e il suo sviluppo cognitivo non viene intaccato.

La nuova condizione di sordociecità la spinge inoltre a dare fondo alle proprie risorse creative: all’età di soli 7 anni ha già inventato una sessantina di segni per comunicare con i genitori.

La caparbietà e l’intelligenza manifestate da Helen nell’infanzia la spingono a intraprendere una brillante carriera scolastica, diventando la prima donna sordocieca americana a laurearsi.

In seguito, si dedica alla scrittura di libri e articoli per i giornali e si impegna in politica battendosi per i diritti delle persone con disabilità, delle donne e dei lavoratori. Incontra personaggi di spicco dell’epoca come Charlie Chaplin e Mark Twain e fonda un istituto no profit a suo nome per la prevenzione della cecità.

Gli studi

Per certi versi, l’istruzione di Helen si potrebbe considerare strettamente legata a Charles Dickens e al suo diario di viaggio American Notes.

Il merito, però, va a due donne: Kate Adams Keller, madre di Helen, e Anne Sullivan, maestra e amica fedele.

Nel 1886, infatti, la madre di Helen legge uno dei diari di Dickens, apprendendo così di una bambina sordocieca istruita con successo presso una scuola americana.

Decide allora di rivolgersi ad Alexander Graham Bell, esperto nella cura di bambini sordi, il quale la mette in contatto con il Perkins Institute for the Blind (nel sobborgo irlandese di South Boston).

Qui, la piccola Helen viene affidata alle cure della giovane Anne Sullivan, ex allieva dell’istituto incaricata di educare e istruire la bambina.

Ed è proprio con questo incontro, dal quale scaturisce un’amicizia lunga più di 40 anni, che la vita di Helen prende una svolta decisiva. Anne ed Helen si trasferiscono nella dependance di casa Keller, dove la giovane istitutrice insegna alla bambina innanzitutto la disciplina, quindi a sillabare le prime parole tracciandole sul palmo della mano.

Scrive la stessa Helen nelle sue memorie: «impietrita, concentravo tutta la mia attenzione sui movimenti delle dita di Anne Sullivan. A un tratto ebbi la nebulosa coscienza di qualcosa di dimenticato… il brivido di un pensiero mi ritornava, e miracolosamente il mistero del linguaggio umano mi fu svelato».

In seguito, Helen frequenta la Perkins, dove impara il Braille. All’età di 10 anni, Helen impara a parlare con il metodo Tadoma, ovvero toccando labbra e gola di chi parla, e in seguito a leggere, oltre all’inglese, anche il francese, il tedesco, il greco e il latino in Braille.

Ha 14 anni quando si trasferisce con Anne a New York dove frequenta la Wright-Humason School for the Deaf, e 18 quando viene ammessa al Radcliffe College, dove si laurea magna cum laude nel 1904.

Successo mondiale

Grazie all’impegno politico, alla scrittura di libri e articoli e alle capacità oratorie, Helen diventa famosa in tutto il mondo. Socialista, suffragetta, pacifista e attivista per i diritti delle donne, dei lavoratori e delle persone con disabilità, presto però il suo orientamento politico la rende invisa a una certa stampa americana antisocialista, la quale comincia a puntare il dito contro la sua disabilità.

La replica di Helen non si fa attendere: «i complimenti che lui (editore del Brooklyn Eagle, N.d.R.) mi tributò furono così generosi che ancora arrossisco al solo ricordarli. Ma adesso che ho reso pubbliche le mie posizioni socialiste, lui ricorda a me e al pubblico che sono cieca e sorda e soggetta a compiere molto facilmente errori. Evidentemente, mi si deve essere ristretta l’intelligenza dall’ultima volta che ci siamo visti».

Tuttavia, le critiche non fermano Helen. La giovane continua a viaggiare e a promuovere i suoi ideali in tutto il mondo, tenendo discorsi pubblici e conferenze, visitando ospedali e scuole, sensibilizzando l’opinione pubblica su temi quali diritti umani e civili.

A lei e ai suoi viaggi si deve l’introduzione negli Stati Uniti del primo esemplare di Hakita Inu, (razza canina giapponese), donatole dal Governo nipponico in occasione di una visita come ambasciatrice nel 1948. Altra curiosità: l’Fbi include il suo nome in una lista di supposti dissidenti a causa del suo orientamento politico.

Helen è insignita di diversi riconoscimenti e viene ricevuta da tutti i presidenti in carica durante la sua vita. Caparbia, intelligente e arguta, capace di cambiare il mondo e di scardinare i preconcetti sulla disabilità, in un’epoca che la vuole doppiamente “disabilitata” non solo per la duplice condizione sensoriale, ma anche in quanto donna.

Si spegne il 1° giugno del 1968 all’età di ottantasette anni, nella sua casa di Easton in Connecticut.

Di lei ci restano i libri, gli articoli, il pensiero e le convinzioni, ma soprattutto la consapevolezza di come, per citarla un’ultima volta, «per quanto il mondo sia pieno di sofferenza, è anche pieno di vittorie sulla stessa».

Roberta Gatto

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