Pass parcheggio: diritto o privilegio?

Il pass parcheggio (o Cude) è il tesserino grazie al quale si può sostare con il proprio veicolo, o con quello di un accompagnatore, nelle aree di parcheggio riservate alle persone con disabilità. Il pass dà inoltre diritto alla sosta anche al di fuori del proprio Paese, in tutti gli Stati dell’Ue.

Un diritto che spetta in egual misura a tutti i possessori, senza differenze tra le varie tipologie di disabilità. Eppure, tra le persone con disabilità visiva si è aperta una discussione in merito a quest’ultimo punto.

Infatti, sebbene le persone cieche e ipovedenti abbiano diritto al parcheggio, ci si interroga su quanto sia realmente necessario usufruirne sempre e comunque, a prescindere dalla reale necessità.

Carenza di aree di sosta

La questione è stata sollevata dopo la pubblicazione del podcast “Dimmi un po’: storie di straordinaria disabilità” [qui il link all’episodio] nel quale si spiega come il parcheggio riservato sia un diritto troppo spesso negato, sia per la carenza di posti riservati, sia a causa di chi occupa i parcheggi abusivamente.

Proprio per questo motivo, è sorta la domanda su quanto, effettivamente, alcune tipologie di disabilità abbiano la reale necessità di occupare quei pochi posti disponibili.

Assegnare dei codici

In particolare, in riferimento a ciechi e ipovedenti, ci si è chiesto quanto un parcheggio nelle immediate vicinanze di un luogo di interesse sia indispensabile. La domanda sorge dalla considerazione di come una persona con disabilità visiva abbia meno difficoltà motorie rispetto a chi, ad esempio, utilizza una sedia a rotelle. Insomma, si è proposto di dare priorità a quelle disabilità che limitano gravemente il movimento, assegnando ad esempio dei codici.

A nostro avviso l’idea è buona, ma risulta di difficile applicazione per svariati motivi. Innanzitutto, si dovrebbe comprendere quanto la persona in possesso di Cude sia realmente in grado di muoversi senza difficoltà e quanto questa condizione rimanga immutata nel tempo.

Si dovrebbe fare a ogni rinnovo una revisione, con costi importanti e tempi piuttosto lunghi. Mettere dei parcheggi con dei codici richiederebbe di fare più parcheggi, il che ci rimanda al problema principale: ci sono poche aree riservate e spesso sono occupate da chi non ne ha diritto.

Mettere dei codici per stabilire una priorità, inoltre, rischia di creare ancora più attrito tra i parcheggiatori, con conseguenze tutt’altro che positive.

In conclusione, il pass parcheggio non è quindi un privilegio, ma un diritto a cui nessuno dovrebbe rinunciare. E questo sarebbe possibile se tutti rispettassero le regole.

Roberta Gatto

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