Dolore cronico: ne soffrono 1 miliardo di persone nel mondo, ma è una disabilità invisibile

Le cause sono le più svariate, ma la condizione è debilitante per chiunque ne soffra. Il dolore cronico è una condizione altamente invalidante perché costringe a cambiare radicalmente le proprie abitudini, lo stile di vita, a rinunciare a impegni, vita privata e lavoro. Non solo: spesso il dolore cronico è sottovalutato o non diagnosticato.

Eppure, questo nemico invisibile rende impossibile avere una vita “normale”. Non solo limita le capacità fisiche, ma ha anche serie e importanti ripercussioni sulla sfera emotiva, psicologica e sociale di chi ne soffre.

Cos’è il dolore cronico

Secondo la definizione fornita da Iasp (International Association for the Study of Pain), il dolore cronico è “una spiacevole esperienza sensoriale ed emozionale associata a – o che assomiglia a quella associata a – un danno tissutale attuale o potenziale”.

In pratica, questo disturbo si compone di due aspetti: quello percettivo, legato alla ricezione da parte del sistema nervoso di uno stimolo doloroso, e quello emozionale, ovvero lo stato psichico legato alla percezione di questo stimolo.

Ogni individuo, quindi, percepisce il dolore secondo gli stessi meccanismi neurologici, ma reagisce secondo il proprio vissuto, la propria sensibilità e le proprie emozioni.

La legge 38 del 2010

In Italia esiste una legge in merito al dolore cronico, alla terapia del dolore e alle cure palliative. Si tratta della legge 38 del 2010, tra le più moderne in Europa e riconosce il diritto di ogni cittadino ad accedere a terapie del dolore, specie se si tratta di malati in fase terminale o con dolore cronico.

La legge inoltre garantisce la continuità assistenziale attraverso una rete comprendente hospice, assistenza domiciliare integrata e reparti ospedalieri dedicati. Tuttavia, questa legge non è esente da carenze e difficoltà nell’applicazione.

Convivere con il dolore

Anche le ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti sono soggettive. Il dolore cronico può portare a disturbi del sonno, stati di ansia e depressione, incremento di accessi al pronto soccorso e del numero di visite ed esami. Tra le cause più frequenti di dolore cronico troviamo dolori muscolari e scheletrici, emicrania, neuropatie e dolore pelvico, fibromialgia e artrite.

Questa condizione pesa talmente sul vissuto emotivo dei pazienti da spingerli a evitare qualsiasi situazione potenzialmente “pericolosa”, creando un circolo vizioso di malessere fisico e psichico.

L’approccio a questo disturbo è quindi da considerarsi multidisciplinare: «ogni percezione è anche un’emozione, cioè un vissuto» chiarisce Arianna Elvironi, psicologa e psicoterapeuta. «Questo significa che al variare dell’una, varia anche l’altra» continua Elvironi, «e il vissuto emotivo, che solitamente si connette alla percezione dolorosa, è la sofferenza, che ulteriormente debilita e ingigantisce il dolore percepito».

Ecco perché, accanto alla terapia farmacologica e riabilitativa, è importante intraprendere un percorso di supporto psicologico. Risulta poi fondamentale sensibilizzare le persone su questa tematica, in modo da migliorare la vita dei pazienti e da promuovere supporto e comprensione da parte della società.

Roberta Gatto

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