Adolescenti: la sessualità esplicita sui social e i rischi correlati
Secondo l’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti italiani condotta da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD , il 15 per cento delle ragazze e il 10 per cento dei ragazzi tra i 13 e i 19 anni ammette di aver postato almeno una volta una propria immagine (foto o video) sessualmente esplicita sui propri profili social.
Nella fascia 17-19 anni, la percentuale aumenta fino al 18 per cento, dato che sale in modo vertiginoso nel caso di immagini inviate al o alla partner (55 per cento per le ragazze e 52 per cento per i ragazzi).
Anche in questo caso, il dato percentuale aumenta con l’età: 75 per cento con un picco dell’80 per cento tra le ragazze.
I dati riguardano un campione di 3.427 studenti italiani e sono tutt’altro che incoraggianti.
I rischi
Condividere immagini intime su Internet espone infatti questi giovani a pratiche come revenge porn (diffusione di immagini e video con contenuti sessuali senza consenso, per vendicarsi di un torto), cyberbullismo e sextortion (estorsione di soldi tramite ricatto sulla base di immagini e filmati dai contenuti sessuali).
C’è da chiedersi cosa spinga i più giovani a esporsi a questi rischi. A fornire una risposta è Alessandra Marazzani, psicologa e membro del consiglio direttivo di Laboratorio Adolescenza, secondo cui dietro questi atteggiamenti c’è il desiderio di compiacere, «perché nella maggior parte dei casi l’invio della foto al partner risponde a una richiesta, a volte anche pressante, alla quale non si vuole dire di no». E non solo. C’è anche un desiderio di piacere, «specie quando la foto è postata autonomamente sui propri profili social, perché una generazione di adolescenti per molti versi fragile ha necessità di continue conferme e il “like”, che probabilmente una foto del genere produce, rientra a pieno titolo tra queste conferme».
Spiega la dottoressa Marazzani: «se nell’invio di foto o video autoprodotti c’è comunque la volontarietà dell’atto (sia pure fidandosi ingenuamente o non pensando alle conseguenze), attraverso le videochiamate “hard” è sempre più frequente che le immagini vengano “rubate” (attraverso screenshot o registrazioni) senza che la persona se ne renda nemmeno conto».
La consapevolezza non basta
Nonostante conoscano i pericoli ai quali si espongono, gli adolescenti italiani sembrano non curarsene. L’80 per cento del campione dichiara infatti di temere per la propria immagine, il 66 per cento ha paura di subire revenge porn e il 71 per cento di commettere reato contro la morale.
Ben il 72 per cento teme invece di essere bannato (espulso) dalla piattaforma, mettendo in luce il timore di non poter continuare l’interazione attraverso i social.
Per il 15 per cento non c’è problema a inviare materiale sessualmente esplicito a persone di fiducia, per il 34 per cento “non è prudente, ma è comprensibile farlo”, mentre per il 45 per cento non andrebbe mai fatto, salvo poi farlo.
Se si dovesse trovare in una situazione di pericolo legata all’utilizzo illecito delle proprie immagini, il 42 per cento afferma di voler sporgere denuncia alla Polizia Postale, il 20 per cento ne parlerebbe con i genitori e l’11 per cento con gli amici.
Il fenomeno sextortion
I ricatti sulla base di immagini e filmati intimi ai fini di estorcere denaro sono purtroppo in aumento, soprattutto tra i minori, come fa notare la Polizia Postale con un’indagine del 2023. A differenza del revenge porn, questa pratica viene utilizzata da truffatori esperti, i quali adescano le proprie vittime online tramite profili finti.
È necessario quindi confrontarsi con i giovani, in modo da metterli in guardia sui rischi di queste pratiche online, parlandone in famiglia senza timore o vergogna.
Roberta Gatto