«Il Giappone paghi i danni!»

Dopo la Seconda guerra mondiale, il Giappone stabilì che doveva essere ridotto il numero di persone con disabilità, malattie mentali o disturbi ereditari. Per mettere in pratica questo progetto di selezione della popolazione decise così di sterilizzare le persone con disabilità intellettive e fisiche.

La norma, entrata in vigore nel 1948, ha resistito fino al 1996 e ha portato alla sterilizzazione di oltre 25mila persone. Stando a quanto appurato nel corso degli anni, oltre 16mila di queste hanno subito il procedimento senza aver dato il proprio consenso, e tra queste ci sarebbero anche alcuni bambini.

Nei giorni scorsi, la Corte Suprema del Giappone ha dichiarato incostituzionale quella legge sull’eugenetica e ha imposto al Governo di pagare i danni a 11 vittime. Ha inoltre stabilito che la prescrizione non può essere applicata alle richieste di risarcimento nei casi di sterilizzazione forzata.

La battaglia giuridica è andata avanti per anni e solo nel 2019 è stata emanata una legge per concedere un risarcimento alle vittime, ma il confronto in Tribunale è proseguito per stabilire il giusto indennizzo: lo Stato offriva 18mila euro alle vittime.

Il governo giapponese è stato costretto a riconoscere pertanto che 16.500 operazioni di sterilizzazione sono avvenute senza consenso, ma la controparte ritiene che anche le altre siano state costrette a sottoporsi all’intervento. In proposito, durante le udienze è stato citato un avviso governativo del 1953 che prevedeva la costrizione fisica per sterilizzare le persone.

Secondo un rapporto parlamentare diffuso la scorsa settimana, alcune persone sono state sterilizzate su richiesta dei familiari o come condizione per accedere a strutture assistenziali, altre sono state ingannate e convinte di dover effettuare interventi chirurgici di altro tipo. La legge sull’eugenetica prevedeva anche una commissione che decidesse se far eseguire l’intervento chirurgico. Di essa ne facevano parte psichiatri e il personale delle cliniche in cui si trovavano i pazienti con disturbi mentali.

Dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale, il Giappone introdusse la legge che aveva come obiettivo quello di “migliorare la qualità della nazione” prevenendo “la nascita di discendenti inferiori”, quel testo rimase in vigore sino al 1996.

All’inizio, gli interventi di sterilizzazione riguardarono le “persone con ritardo mentale ereditario”, ma successivamente vennero coinvolti anche coloro che avevano patologie non ereditarie. Gran parte degli interventi sono stati realizzati tra il 1950 e il 1970 e in quel periodo non poter avere figli significava non potersi sposare, perché lo scopo del matrimonio era la procreazione, ecco perché la decisione della Corte Suprema che blocca la prescrizione offre la possibilità di risarcimento anche a quelle persone che hanno subito l’intervento in quegli anni.

Giuseppe Giuliani

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