Burnout, cosa dice l’Organizzazione mondiale della Sanità
La sindrome di Burnout, si verifica nei casi in cui lo stress non riesce ad essere gestito adeguatamente. Da qui affaticamento, delusione, logoramento e progressiva improduttività. Tutti segnali che associano la sindrome a ogni singolo lavoratore, il quale non riesce più a soddisfare i requisiti minimi per svolgere la propria attività professionale.
L’Oms la considera come una vera e propria “sindrome occupazionale” e l’ha inserita nella Classificazione mondiale delle malattie. Essa infatti colpisce l’aspetto psicofisico del lavoratore rendendolo emotivamente instabile facendo insorgere nell’individuo quadri depressivi e nevrotici.
La definizione
Tradotto alla lettera, “burnout” sta per “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”. Si verifica nei casi in cui lo stress non riesce a essere gestito adeguatamente portando a conseguenze come affaticamento, delusione, logoramento e progressiva improduttività. E il lavoratore non riesce più a soddisfare i requisiti minimi per svolgere la propria attività professionale.
Cosa dice l’Oms
L’Oms specifica come il “burnout” non può e non deve essere considerato alla stregua di una condizione medica, sebbene esistono dei metodi per poterlo curare in modo appropriato. Per la sua diagnosi ha fornito anche delle specifiche direttive alle quali il personale sanitario può fare affidamento.
È solitamente la mole ingente di lavoro a generare i primi sintomi di affaticamento e sfinimento psichico. Da qui mal di testa, mal di stomaco, insonnia, inappetenza, vertigini, tachicardia e insofferenza a ogni tipo di stimolo all’interno dell’ambiente di lavoro. Tutti questi sintomi rappresentano dei campanelli d’allarme in grado di preludere a una diagnosi più approfondita.