McFall, la prima persona disabile a diventare astronauta
Due anni di test in Germania, a Colonia con un obiettivo minimo: far capire a tutti cosa può fare una persona con disabilità. Ma John McFall è uno che non si accontenta degli obiettivi minimi e adesso è ufficialmente la prima persona disabile a diventare astronauta.
Quando aveva 19 anni (oggi ne ha 43) McFall subì l’amputazione della gamba destra in seguito a un incidente in motorino. Da quel momento iniziano per lui le sfide. Proprio a partire da quelle sulle piste di atletica: il 43enne inglese è medico ortopedico ed ex atleta paralimpico della velocità.
La sua corsa verso lo spazio, invece, è iniziata nel novembre del 2022, quando venne scelto dall’Esa (l’Agenzia Spaziale Europea) per il progetto Fly e quando è diventato il primo aspirante astronauta con una protesi.
Da quel momento ha superato oltre cento test, gli stessi ai quali è sottoposto chiunque aspiri a un viaggio in astronave.
Tra le altre cose, John McFall ha dovuto dimostrare di essere in grado di indossare la protesi in tempi rapidi per simulare l’abbandono della veicolo spaziale in caso di emergenza e di poter usare gli attrezzi per l’esercizio fisico, fondamentali per compensare gli effetti della microgravità.
Adesso è abile e arruolato, ma questo non significa certezza di prendere parte alla missione. Sotto la lente di ingrandimento dei tecnici è finita anche la sua protesi, chiamata a superare i test in assenza di gravità.
«Al momento, non abbiamo identificato alcun ostacolo tecnico all’esecuzione di una missione di lunga durata a bordo della stazione spaziale come membro dell’equipaggio», dichiara Jèrome Reineix, responsabile dello studio.
Lo stesso Reineix ha aggiunto che in futuro verrà valutata la fattibilità del viaggio anche per persone con altre disabilità.
John McFall ha preferito concentrare la sua attenzione sul fatto che il suo risultato possa servire a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle capacità delle persone con disabilità.
Giuseppe Giuliani