Oss discriminata vince il ricorso
Un’operatrice socio-sanitaria con disabilità ha vinto il ricorso contro la decisione che la dichiarava non idonea all’assunzione all’ospedale Sant’Andrea di Roma.
La vicenda inizia quando la donna, originaria di Sora in provincia di Frosinone, si è sottoposta alla visita medica necessaria per un’assunzione a tempo determinato come operatrice socio-sanitaria al Sant’Andrea. La donna, che è stata dichiarata inidonea alla mansione dal medico che l’ha visitata, ha deciso di presentare ricorso. In pratica, l’assunzione avvenuta a marzo di quest’anno veniva vanificata dall’esito della visita medica.
Nelle motivazioni, il medico non indicava i motivi di inidoneità, ma solo i rischi che l’eventuale svolgimento del lavoro avrebbe comportato per lei e per altre persone.
Per capire meglio la situazione, bisogna ricordare come la donna sia iscritta alla categoria delle persone invalidi civili per le quali è previsto il Collocamento Obbligatorio secondo la legge 68/99 e che, secondo una sentenza della Cassazione, il lavoratore licenziato per mancata idoneità può fare ricorso contro il provvedimento e in quel caso sarà il giudice del lavoro a decidere.
Nel caso specifico, il giudice ha punito il comportamento del datore di lavoro che non ha atteso i 30 giorni previsti dalla legge per licenziare la dipendente dopo la dichiarazione di inidoneità permanente, non ha cioè concesso il tempo necessario per presentare il ricorso. Inoltre, nella nota di licenziamento non si faceva riferimento alla possibilità di destinare la lavoratrice a un’altra mansione, equivalente o inferiore, conservando il trattamento previsto dal posto di provenienza.
Va ricordato come la legge tutela la salute del lavoratore con disabilità e il suo posto di lavoro in maniera prevalente rispetto alla posizione professionale acquisita.
Per questo, l’avvocato dell’operatrice socio-sanitaria ha chiesto nuovi accertamenti sanitari per la donna e una commissione medica dell’Asl Roma 1 ha ribaltato il giudizio.
Giuseppe Giuliani