Disabilità nella storia: Alan Turing (1912 – 1954)

Alan Turing

Un genio costretto a vivere nell’ombra anche a causa della propria omosessualità. Un uomo la cui vita straordinaria fu probabilmente caratterizzata dalla sindrome di Asperger. Alan Turing nasce a Maida Vale, quartiere di Londra, il 23 giugno 1912. Figlio di Julius e Ethel Turing, impiegati della famiglia reale in India, Alan dimostra fin da bambino una naturale genialità e una propensione per le materie scientifiche.

Nel 1931 viene ammesso all’Università di Cambridge e nel 1934 si laurea con il massimo dei voti, ottenendo due anni dopo il premio Smith, conferito ai due migliori studenti in fisica e matematica dell’Università.

Secondo alcune voci, mai confermate, il logo della Apple sarebbe proprio un omaggio al celebre matematico.

Nella foto a sinistra, il codice Enigma dei tedeschi e in alto a destra il computer realizzato da Turing per decifrarne i messaggi

La sua è stata una vita solitaria, culminata con un processo per omosessualità, considerata ancora reato nel 1952 in Gran Bretagna. Dopo aver denunciato un furto in casa da parte di un diciannovenne, il 23 gennaio dello stesso anno, Alan ammette di avere una relazione con il giovane, ammissione che lo condurrà a processo. La sentenza lo condanna a terapia ormonale e castrazione chimica. Due anni dopo, il suicidio.

Tuttavia, prima di diventare un’ennesima vittima dell’omofobia, Alan riesce a scrivere la Storia grazie alla sua mente eccelsa e capovolge le sorti di un conflitto destinato altrimenti a gettare l’Europa e il mondo intero nel buio.

Enigma

Un uomo controverso, Alan Turing, per certi aspetti persino infantile. Andava in bici con la maschera antigas nel periodo dell’impollinazione, giocava a tennis indossando soltanto l’impermeabile, usava la casacca del pigiama al posto della camicia. A 22 anni si fece regalare un orsetto di pezza per Natale.

Il computer Colossus realizzato da Alan Turing

Eppure, la sua mente era indiscutibilmente geniale, visionaria e pionieristica, tanto da predire il futuro dell’intelligenza artificiale. Durante il secondo conflitto mondiale, diede un contributo fondamentale alla risoluzione della guerra in favore degli Alleati. In che modo? Grazie a un lavoro di decodifica svolto presso il Department of Communications del Regno Unito insieme a un team di scienziati e scienziate. Qui riesce a decriptare i codici di comunicazione tedeschi generati dalla macchina Enigma. La peculiarità di tale macchina è la capacità di generare miliardi di codici, ritenuti impossibili da decifrare dal governo inglese.

Eppure, Turing e la sua squadra riescono a trovare la chiave di decodifica basandosi su un meccanismo creato dai servizi segreti polacchi. Per la decodifica occorrono inizialmente diverse settimane, il che rende il lavoro stesso completamente inutile.

È solo nel dicembre 1943, dopo una serie di mosse e contromosse da parte dei Governi inglese e tedesco, che viene realizzata la macchina nota come Colossus, lontano prototipo di un moderno computer, assicurando così un vantaggio e la vittoria alle truppe alleate.

Il gioco dell’imitazione

Finita la guerra, nel 1947 Turing torna a Cambridge, dove si interessa di fisiologia. È qui che comincia a frequentare il Ratio Club, un gruppo interdisciplinare di giovani scienziati britannici interessati al movimento cibernetico. Nel 1950 pubblica un articolo sulla rivista Mind, dove spiega come l’intelligenza artificiale possa seguire gli schemi dell’intelligenza umana attraverso un test noto come test di Turing.

Il test, basato sul gioco dell’imitazione (nel quale il giocatore deve capire attraverso una serie di domande quale dei due sfidante è l’uomo e quale la donna), sostituisce lo sfidante A (il cui compito è quello di ingannare il giocatore) con una macchina.

Secondo lo scienziato, l’algoritmo da lui immaginato sarebbe stato più simile “a un pappagallo ammaestrato” che non a un essere realmente in grado di pensare. Tuttavia, si dice convinto di come entro il 2000 sarebbero state realizzate macchine in grado di replicare la mente umana.

Alla luce di quanto sta accadendo oggi con l’IA, non possiamo che considerare Alan Turing un profeta dell’intelligenza artificiale. Non solo ha previsto la nascita delle IA, ma ha anche teorizzato le modalità di apprendimento della learning machine, una macchina in grado appunto di apprendere. Un visionario, insomma, una mente straordinaria in grado di plasmare la storia e di influenzare il futuro.

Un uomo scomparso troppo presto, condannato da quella stessa società che ha contribuito a salvare, spinto al suicidio dall’ignoranza e dall’odio nei confronti di chi viene considerato diverso. Ben venga quindi la diversità, quando ha come figlio un uomo come Alan Turing.

Roberta Gatto

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