Disabilità e sessualità: quella proposta di legge non s’ha da fare
Presentata dal Partito Democratico con prima firma quella di Marco Furfaro, il 5 agosto scorso è stata assegnata alla XII Commissione Affari Sociali della Camera. Il risultato? Per ora ci sono solo commenti e non tutti entusiastici. «Imbarazzante, utilitaristica e improntata a un impegno economico lontano da ogni logica educativa, etica e morale». Così sulle pagine web di Superando.it viene definita la proposta di legge del Pd sull’istituzione “della figura professionale dell’operatore per l’emotività, l’affettività e la sessualità delle persone con disabilità”.
La critica proviene da Elena Improta, presidente dell’Associazione Oltre lo Sguardo, candidata dal Partito Democratico alle Elezioni Europee 2024 in qualità di rappresentante della società civile come esperta sul tema della disabilità.
La storia di Elena, madre e assistente di un figlio con disabilità, è infatti emblematica. Dopo un parto travagliato, avvenuto 35 anni fa in una clinica privata a Roma, il piccolo Mario nasce con tetraparesi spastica in conseguenza della mancanza di ossigeno causata dalla negligenza dei medici.
Così, oggi Elena combatte per vedere riconosciuto il diritto alla sessualità e all’affettività delle persone con disabilità. Ma non solo.
La critica
Secondo la Improta, «la proposta di legge sembra essere volutamente provocatoria e poco attenta ai bisogni delle persone con disabilità». E i motivi sarebbero molteplici. «In primo luogo» spiega, «si parla solo di adulti, mentre tutti sanno che l’emotività, l’affettività, la sessualità nascono con noi sin dai primi giorni di vita. Inoltre si fa riferimento esclusivamente alle persone affette da disabilità motoria, senza alcuna attenzione per le donne e gli uomini con disabilità cognitiva relazionale». Infine, conclude la Improta, «manca qualsiasi accenno al diritto dei familiari a compiere un percorso di consapevolezza sulla sessualità dei propri cari». Bene comunque, che si inizi a parlarne.
Roberta Gatto