Disabili e caregiver? In pensione anticipata insieme a bonus e vantaggi

La legge 104 dove sono raccolte tutte le misure volte a favorire l’inclusione sociale dei disabili oltre che a migliorare la loro qualità della vita, offre numerosi benefici, bonus e agevolazioni.

Essere disabile insomma, o essere un caregiver che vive con un familiare bisognoso di assistenza, dà diritto a una serie di agevolazioni in ambito pensionistico. Un esempio? Si può considerare il diritto all’anticipo pensionistico previsto sia dall’Ape sociale che dalla quota 41 per i lavoratori precoci. Per accedere a entrambe le misure, l’invalido o il caregiver devono avere caratteristiche simili, con differenze nei requisiti di età e contributi.

Con l’Ape sociale, l’invalido o il caregiver possono andare in pensione con 30 anni di contributi a condizione di aver raggiunto almeno 63 anni e 5 mesi nel 2024. Fino al 2023, l’età minima era fissata a 63 anni. Per la quota 41 precoci, invece, non si tiene conto dell’età, ma solo dei contributi. È sufficiente che invalidi e caregiver abbiano accumulato almeno 41 anni di contributi, di cui almeno uno versato prima dei 19 anni e almeno 35, escludendo quelli figurativi per disoccupazione o malattia.

Come andare in pensione prima

Per accedere alla quota 41 precoci o all’Ape sociale, il disabile deve avere una percentuale di invalidità civile non inferiore al 74 per cento. Anche per i caregiver ci sono specifiche condizioni: devono assistere un parente con almeno il 74 per cento di invalidità. E convivere con lui da almeno 6 mesi prima di poter beneficiare della pensione. Sia con l’Ape sociale che con la quota 41 precoci. Gli stessi requisiti di invalidità e convivenza si applicano anche per l’opzione donna. In questo caso, una donna disabile può andare in pensione a 59 anni se ha avuto almeno due figli, a 60 anni con un solo figlio, e a 61 anni senza figli, purché abbia maturato 35 anni di contributi. I requisiti di età e contributi devono essere stati raggiunti entro il 31 dicembre dell’anno precedente quello del pensionamento.

Assegno di Inclusione, Assegno Unico e sussidi in genere

Nel 2024, con l’introduzione dell’Assegno di Inclusione e la cessazione del Reddito di Cittadinanza, è cambiato il sistema assistenziale, ma è rimasta invariata la possibilità di accedere a sussidi per chi è affetto da disabilità. Con la nuova misura dell’Assegno di Inclusione, tutti i disabili con almeno il 66 per cento di invalidità possono beneficiare di questa agevolazione. Essa richiede altri requisiti come un Isee fino a 9.360 euro e un reddito personale non superiore a 6mila euro. Inoltre, per i disabili non si applica la regola che esclude dall’Assegno di Inclusione i soggetti di età compresa tra i 18 e i 59 anni. Se nel nucleo familiare è presente un disabile, un componente che normalmente sarebbe escluso per età può comunque accedere alla misura come caregiver, in quanto responsabile delle cure del familiare disabile.

Non solo pensioni, ma anche i sussidi

Le persone con disabilità, se rispettano le altre condizioni, possono beneficiare dell’Assegno di Inclusione. Anzi, in una famiglia che riceve l’Assegno di Inclusione, la presenza di un invalido aumenta il valore dell’assegno mensile erogato dall’Inps sulla card Adi, grazie a un maggiore peso nella scala di equivalenza. Anche per l’Assegno Unico e Universale, introdotto in sostituzione di Anf e bonus Bebè, un figlio disabile comporta un beneficio maggiore. Questo assegno, che è la principale misura di welfare per le famiglie, viene erogato a dipendenti, autonomi, disoccupati, beneficiari di ammortizzatori sociali e sussidi. E in caso di figlio disabile l’importo è più elevato.

I vantaggi contributivi per disabili e i congedi per i caregiver

Un ulteriore vantaggio per i disabili è che i periodi di lavoro coperti da contributi successivi al riconoscimento dell’invalidità possono valere di più. Fino a garantire un bonus contributivo di 5 anni. Questo beneficio è riservato a chi ha lavorato per molti anni dopo l’emissione del verbale di invalidità da parte della commissione medica dell’Asl. Ogni anno di lavoro dopo il riconoscimento dell’invalidità vale 1,2 volte. E il bonus contributivo può arrivare fino a 5 anni. Tuttavia, è importante ricordare che questo bonus serve solo a maturare il diritto alla pensione. E non incide sul calcolo dell’importo della pensione. In pratica, se una persona ha 19 anni di contributi e recupera un anno di bonus per arrivare ai 20 necessari per la pensione di vecchiaia, la pensione sarà comunque calcolata su 19 anni e non su 20. Poiché il bonus non incide sul calcolo dell’importo pensionistico.

Il congedo per i lavoratori caregiver, fino a 2 anni

Un importante vantaggio per i caregiver è rappresentato dal congedo straordinario biennale. Questo beneficio, previsto dall’articolo 42 del decreto legislativo numero 151 del 26 marzo 2001, consente a chi assiste un familiare disabile di godere di 2 anni di congedo retribuito dal lavoro subordinato. Tuttavia, è necessario che l’invalido assistito sia riconosciuto come bisognoso di assistenza continua, come stabilito dall’articolo 3, comma 3, della legge 104 del 1992. Ad eccezione dei genitori che assistono un figlio, è richiesto il requisito della convivenza sotto lo stesso tetto, anche se con interni diversi. Il congedo biennale garantisce al lavoratore un’indennità pari all’ultima retribuzione (solo per le voci fisse e continuative dello stipendio, escluse le indennità aggiuntive e lo straordinario) e la contribuzione figurativa.

Bachisio Zolo

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