«Riggi» e la disabilità che diventa virale
Quell’intervista è diventata iconica sapendo già che partendo così, iniziamo con l’abusare di un termine oggi più impiegato. Però quando il campione paralimpico Rigivan Ganeshamoorthy detto “Riggi”intervistato da Elisabetta Caporale per la Rai che segue le dirette dei Giochi, subito dopo aver vinto il titolo paralimpico del getto del peso, le sue dichiarazioni e il video che le riportava sono diventate virali. E non è tanto per la sua parlata romanesca o per il colore della pelle più “scura”. No. (Qui il video) Paralimpiadi, oro e record del mondo per il lanciatore di Dragona Rigivan Ganeshamoorthy (youtube.com)
Pur riottoso nel rispondere alle domande, «dai, che te devo di’», «sono timido», ha dato alcuni spunti che hanno in un certo qual verso “sdoganato” la disabilità che pure vive. In che modo? Alle precedenti dichiarazione strappate con le pinze dall’intervistatrice, “Riggi” sempre con il suo slang romanesco, alla domanda «questo mondo sta cominciando a piacerle di più?» riferito all’ambiente delle Paralimpiadi, ha risposto: «ma sì dai, un po’ troppi disabili…». E questo detto da una persona disabile essa stessa, ma che ha usato l’ironia rivelando cioè il “fastidio” mai dichiarato, ma che quasi sempre emerge nella società dei “normali” nei riguardi delle persone con disabilità.
È così nella luoghi pubblici, così come in quelli privati. E questo si ripete da sempre così come testimoniato nella storia da personaggi illustri che la disabilità in famiglia l’hanno nascosta, sotterrata, mai fatta emergere o conoscere. Ecco, dove hanno fallito (chi per una ragione o per l’altra) personaggi illustri e celebrati, il discobolo romano figlio di immigrati dello Sri Lanka, lì con quella battuta è riuscito davvero a far apparire il mondo della disabilità per quello che è: un mondo anch’esso “normale” perché fatto da gente normale.