Chiuse le Paralimpiadi, cosa resta?

Ѐ il primo pensiero dei giorni dopo: cosa è rimasto di questa edizione parigina delle Paralimpiadi? Le medaglie, i record, le immagini delle gare, le storie. Tutto, ogni volta, contribuisce ad accorciare le distanze: l’eccezionalità di donne e uomini straordinari rende familiare la disabilità. Ogni volta un piccolo passo verso la capacità di percepire le necessità di tutti.

Parigi, per esempio, sogna un sistema di trasporto pubblico capace di rispondere alle esigenze di tutti. Era una promessa che le associazioni di persone con disabilità d’oltralpe si erano sentite fare già alla vigilia di questi giochi, ma i test effettuati dicono che una persona che si muove in carrozzina deve impiegare il doppio del tempo rispetto a una persona che si muove sulle sue gambe per percorrere lo stesso tratto.

Non è un fatto di secondaria importanza, se lo si ricollega al rapporto di qualche anno fa dell’agenzia nazionale statunitense per la salute pubblica, secondo il quale, le persone con disabilità lamentano disagi mentali cinque volte superiori rispetto alle persone senza disabilità. E in testa alle motivazioni c’è la sensazione di non essere considerati alla stregua degli altri esseri umani, di non veder prese in considerazione le proprie esigenze. A partire da quelle legate alla mobilità.

Due dati per chiudere il capitolo Parigi: prove pratiche effettuate dalle associazioni dicono che si può promuovere il tram, ma le esperienze su autobus, treni e metropolitana, soprattutto, sono da dimenticare.

Una persona in carrozzina ha sempre necessità di chiedere aiuto per poter salire sul mezzo o scendere: ci sono rampe da sistemare, talvolta troppo ripide, ascensori che non funzionano, persone che hanno il compito di assistere che si dimenticano del loro ruolo, altri passeggeri che intralciano il percorso, distratti dalla fretta o spinti dalla noncuranza. Insomma, a Parigi, la mobilità ridotta non si concilia con l’autonomia negli spostamenti.

Sul fronte politico, si segnalano i miglioramenti, ad esempio per i taxi, ma ci si rende conto che ancora non basta. Servirebbero 15 miliardi di euro e una ventina d’anni per rendere Parigi accessibile anche alle persone con disabilità senza troppi disagi, punto debole soprattutto la metropolitana. Ma la cifra necessaria lascia dubbi sulla possibilità che si possa intervenire. Ultimo dato: la Francia ha 12 milioni di persone con disabilità.

Giuseppe Giuliani

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