Un sardo nella competizione più importante del baseball per non vedenti
Si va ai Mondiali! Giuseppe Tocco, 49 anni di Uta, prima ipovedente, ora al buio da 10 anni, è uno dei punti di forza della Nazionale italiana di baseball per non vedenti. L’Italia BxC nell’ultimo fine settimana di settembre (dal 26 al 29) sarà a Londra per provare a conquistare il titolo di quello che non si può ufficialmente chiamare campionato del mondo (mancano ancora squadre dell’Oceania all’appello), ma virtualmente già lo è.
Nel passato di Giuseppe Tocco vi sono calcio, pugilato e judo. Il baseball è arrivato solo nel 2014, quando anche le ombre sono diventate un ricordo e lui ha scelto quello sport con una motivazione precisa: «è l’unico sport per non vedenti che si pratica all’aria aperta e senza bisogno di accompagnatore».
Il baseball per non vedenti ruota attorno a una pallina che emette dei suoni e consente ai giocatori di essere individuata nel suo percorso. Nella squadra ci sono uomini e donne, l’età varia dai 16 ai 70 anni e possono giocare ipovedenti e ciechi, ma tutti devono indossare una mascherina davanti agli occhi.
Anche i vedenti hanno un ruolo: alcuni fungono da stimolo sonoro e indicano ai giocatori la direzione in cui viaggia la palla, un altro organizza la difesa, mentre l’unico che ha un ruolo attivo all’interno della squadra è quello al quale deve essere consegnata la palla dai giocatori, una volta intercettata.
La vita sul “diamante” di Giuseppe Tocco inizia nei Tigers di Cagliari, «ma una società di normodotati non sempre riesce a immedesimarsi nelle difficoltà di chi non vede» e quindi nascono, sempre nel capoluogo, i Thurpos, la prima società in Italia ad avere presidente e consiglio direttivo formato da ciechi.
«Il “tu” al baseball non si dà subito», spiega Giuseppe Tocco raccontando la sua esperienza e prima di entrare nel dettaglio perché, «la capacità di praticare questo sport va imparata negli anni, inizialmente lo fai ma sei discontinuo, servono almeno due anni per acquisire la pulizia del gesto tecnico». A quel punto, diventa amore dichiarato: «è uno sport meraviglioso, individuale e di squadra, attacchi da solo contro cinque la difesa avversaria, ma poi difendi come squadra».
Poi c’è il campo. Molto particolare: un po’ terra rossa, un po’ erba, quindi sollecitazioni diverse e sensazioni diverse in una stessa partita che può durare anche quattro ore. La sua esperienza, Giuseppe l’ha raccontata anche in “Baseball che passione”, (qui il link https://www.youtube.com/watch?v=y-FYWIV8gUQ&feature=youtu.be) puntata numero 11 di “Dimmi un po’”, il podcast di – Cittadinanza Sociale (cittadinanzasocialenews.it).
Adesso, dopo il titolo Europeo vinto lo scorso anno a Bologna contro i Paesi Bassi, Giuseppe parte con la Nazionale per difendere il titolo che gli azzurri hanno conquistato nella prima edizione della Blind Baseball International Cup nel 2022.
Superata la selezione al centro sportivo dell’Acqua Acetosa di Roma, quindici giocatori per dieci posti, lo attende ora un girone con Cuba, Olanda, Cina e Ungheria.
I bookmakers dicono che la lotta per il titolo dovrebbe essere una questione tra Italia e Cuba, ma non si sa mai. Poi c’è il sogno: le Paralimpiadi di Los Angeles del 2028, il baseball per non vedenti dovrebbe entrare come sport dimostrativo e Giuseppe vuole farsi trovare in forma per indossare ancora la maglia azzurra.
Giuseppe Giuliani