La cecità nel nuovo libro di Luigi Manconi: «è un buon allenamento alla vita»
Esce un “libro intimo” a cura di Luigi Manconi nel quale l’autore si racconta attraverso l’esperienza della cecità. Nato a Sassari il 21 febbraio del 1948 (noto anche con lo pseudonimo di Simone Dessì) è un politico, giornalista, sociologo ed ex senatore della Repubblica italiana.
Nel corso della sua carriera come militante di Lotta Continua (movimento politico di sinistra nato a Torino nel ’69) si è occupato, tra l’altro, di critica cinematografica, letteraria e musicale. Famosa la sua stroncatura a Fabrizio De André per l’album “Storia di un impiegato”, definito «tremendo» da Manconi, «un tentativo fallito di dare contenuto politico a un impianto musicale privo di qualunque sforzo di rinnovamento».
Come giornalista ha fondato e diretto negli anni Ottanta la rivista Antigone. Ha inoltre collaborato come editorialista per le principali testate italiane tra cui Il Messaggero, Il Corriere della Sera e Il Foglio. Attualmente, è editorialista per La Stampa e Repubblica.
Vive a Roma insieme alla compagna Bianca Berlinguer e ai tre figli. Dal 2007 è cieco a causa di un glaucoma, di un distacco retinico e miopia.
Il libro
Una confessione intima e vera quella contenuta nel suo ultimo saggio, “La scomparsa dei colori”, in uscita il 24 settembre per Garzanti. «Diventare cieco è un’esperienza drammatica» afferma lo scrittore. «significa il consumarsi dei rapporti con il mondo, con le sue misure e i suoi colori, con le sue promesse e le sue sorprese. E significa l’affaticarsi delle relazioni con gli altri e con le cose: le carezze che non giungono a segno e i bicchieri che cadono, l’impossibilità di scrivere una dedica o quella di decifrare un volto». Nel libro, Manconi si racconta mettendo a nudo anche le proprie fragilità: «per chi è curioso di sapere come me la cavo, e soprattutto come non me la cavo, ho scritto il mio libro più personale e più vero».
Roberta Gatto