Come l’IA sta cambiando il mercato del lavoro
Nonostante l’intelligenza artificiale non abbia ancora preso il posto di un numero elevato di lavoratori dell’Ocse, è più che mai necessario stabilire una serie di regole e una mappa dei rischi per rendere l’IA uno strumento di crescita per imprese e professionisti.
È quanto emerge dal G7 Lavoro, in corso di svolgimento a Cagliari sotto l’egida della ministra Marina Calderone. Italia, Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito si trovano a discutere insieme del futuro del lavoro e dei lavoratori, con un focus su intelligenza artificiale, resilienza dei mercati del lavoro e inclusività.
I dati
Secondo una ricerca condotta dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), «a oggi non c’è stata non c’è stata sostituzione di lavoratori con modelli di IA» spiega Stefano Scarpetta, direttore per l’impiego, il lavoro e gli affari sociali all’Ocse.
A cambiare, quindi, sarà il tipo di mansione che i lavoratori svolgeranno nei diversi settori. «Bisogna investire nelle competenze di questi lavoratori in modo che rimangano complementari a quello che i modelli generativi dell’IA possono fare oggi e potranno fare domani». E poi, «spero che dopo il summit i ministri del Lavoro adottino un piano di azione per l’utilizzo dell’IA che sia affidabile».
Limitare i rischi
Altro punto su cui si è discusso è quello legato ai rischi e alle buone pratiche sull’utilizzo dell’IA: «bisogna dare linee guida e buone politiche per un uso che abbia benefici per le imprese e anche per i lavoratori e che riduca i potenziali rischi associati a questa tecnologia» afferma il delegato dell’Ocse. E rassicura: «in realtà, di lavori che spariranno completamente ce ne saranno pochi, ma molti saranno trasformati anche in maniera radicale. È interessante come l’IA generativa sia più in competizione coi lavoratori altamente qualificati. Svolge mansioni non di routine e anche con capacità cognitive. Però, dai dati emerge che, mentre i lavoratori con livelli di competenze riescono a essere complementari con l’IA, anche quella generativa, forse quelli che subiranno di più una riduzione del tipo dei lavori, della qualità e della remunerazione sono i lavoratori con più bassi livelli di qualifica. Ed è su di loro che bisogna investire».
La regolamentazione in Ue
«Nei nostri Paesi», ricorda Scarpetta, «abbiamo già un quadro regolamentare molto ampio che protegge contro i problemi di privacy, discriminazioni e altri. Il problema è capire se l’IA dev’essere regolamentata di più rispetto al quadro regolamentare che già abbiamo perché, in qualche modo, s’incunea in alcune falle dei sistemi regolamentari. Quindi, dobbiamo identificare i rischi. Fare un mapping di questi rischi e capire su quali aree intervenire».
E proprio su questo punto sono al lavoro i ministri del G7. «Ecco, il piano d’azione sull’IA che i ministri del lavoro stanno discutendo fa proprio questo» conclude il delegato, «identifica le aree di rischio e le priorità in termini di interventi di policy».
Roberta Gatto