Salute: la dieta Mind per rallentare l’invecchiamento del cervello
Le malattie neurodegenerative si combattono a tavola. È quanto emerso da uno studio dell’American Academy of Neurology, pubblicato sulla rivista scientifica Neurology.
Secondo i ricercatori, chi segue la dieta Mind (un particolare regime alimentare ispirato alla dieta mediterranea) sviluppa meno problemi di decadimento cognitivo rispetto a chi segue altri stili alimentari.
Cos’è la dieta Mind
Si tratta di un mix di dieta mediterranea prevalentemente a base vegetale e di dieta Dash, ovvero un trattamento dietetico promosso dall’American Heart Association per contrastare l’ipertensione.
Come la maggior parte dei piani nutrizionali salutari, anche la dieta “amica del cervello” predilige il consumo di frutta e verdura, legumi (soprattutto fagioli), frutta secca (soprattutto noci), semi oleosi come semi di zucca, di lino, di chia ecc. oltre a olio extravergine d’oliva e carne bianca (pollo, coniglio) e pesce.
I cereali sono prevalentemente integrali e il consumo di carne rossa e formaggi è ridotto al minimo. I cibi processati (come ad esempio gli snack e i cibi confezionati) sono quasi del tutto banditi.
La ricerca
Lo studio ha coinvolto 14.145 persone con un’età media di 64 anni. I ricercatori hanno seguito lo stile alimentare di ciascun partecipante, assegnando un punteggio a seconda di quanto la loro dieta fosse aderente a quella Mind. In particolare, un punto corrisponde a:
• tre o più porzioni giornaliere di cereali integrali;
• sei o più porzioni settimanali di verdure a foglia verde;
• una o più porzioni giornaliere di altre verdure;
• due o più porzioni settimanali di bacche;
• una o più porzioni settimanali di pesce;
• due o più porzioni settimanali di pollame;
• tre porzioni settimanali di fagioli;
• cinque porzioni giornaliere di noci;
• quattro o meno porzioni settimanali di carne rossa;
• una o meno porzioni settimanali di cibi veloci o fritti;
• una o più porzioni settimanali di olio d’oliva;
• uno o meno cucchiai di burro o margarina al giorno;
• cinque o meno porzioni settimanali di pasticcini e dolci;
• un bicchiere al giorno di vino.
Cosa è emerso
La ricerca ha evidenziato come in circa 532 persone si sia sviluppato un problema cognitivo. Chi ha seguito con maggior rigore la Mind ha riportato un rischio ridotto del 4 per cento rispetto a chi se ne è discostato maggiormente. Le donne hanno riportato un rischio inferiore del 6 per cento mentre chi ha sviluppato decadimento cognitivo ha visto un rallentamento significativo della malattia.
«Con il numero di persone affette da demenza in aumento con l’invecchiamento della popolazione» spiega Russell P. Sawyer, autore dello studio presso l’Università di Cincinnati in Ohio e membro dell’Accademia americana di neurologia, «è fondamentale trovare cambiamenti che possiamo apportare per ritardare o rallentare lo sviluppo di problemi cognitivi».
Alla luce dei risultati ottenuti, lo studioso ricorda come la dieta Mind non prevenga il deterioramento cognitivo, ma dimostra però un’associazione tra il rischio ridotto di andare incontro a tali problematiche e la Mind.
Roberta Gatto