La giornata mondiale dell’Alzheimer
Il 21 settembre si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. L’Alzheimer è un processo degenerativo progressivo delle cellule cerebrali che produce una riduzione delle funzioni cognitive e rappresenta la causa più comune di demenza nei Paesi più sviluppati. La demenza riguarda 55 milioni di persone in tutto il mondo e rappresenta una delle principali cause di disabilità e di non autosufficienza tra le persone anziane, ma anche la settima causa di morte.
Un dato che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è destinato a crescere: si prevedono 150 milioni di casi nel 2050. In Italia il problema interessa 1 milione e 200mila persone che diventano più di 2 milioni se si sommano i casi di disturbi neuro cognitivi minori.
Al momento, non esiste una cura per la demenza, per questo resta fondamentale la prevenzione che passa soprattutto attraverso un adeguato stile di vita.
Uno studio specifico dice che il 45 per cento dei casi di demenza potrebbe essere evitato facendo attenzione a 14 fattori di rischio: bassa istruzione, disturbi dell’udito, perdita della vista, ipertensione, ipercolesterolemia, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete e isolamento sociale, abuso di alcol, traumi cranici e inquinamento atmosferico.
In proposito, la Società Italiana di Neurologia ha diffuso un documento con il quale indica alcuni comportamenti fondamentali per ridurre il rischio di demenza: dallo stile di vita corretto all’attività fisica, da un’alimentazione sana al trattamento dei disturbi del sonno, dalla stimolazione cognitiva al ruolo delle relazioni. Per quanto riguarda i segnali che annunciano la possibile presenza dell’Alzheimer, l’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità indica alcuni disturbi comuni alla vecchiaia, ma che risultano più frequenti in caso di demenza come dimenticare nomi, volti o cose fatte di recente, fare più volte la stessa domanda, perdere oggetti, non ricordare data e ora, perdersi facilmente, non trovare le parole giuste per esprimersi, problemi legati al tono dell’umore.
Per quanto riguarda i farmaci, al momento esistono solo quelli monoclonali, ma in Italia sono ancora in fase di sperimentazione e laddove vengono utilizzati mostrano parecchie controindicazioni. Intanto, sono particolarmente costosi, poi non danno certezze di risultato e presentano diversi effetti collaterali.
Giuseppe Giuliani