Insegnanti? Troppi precari e mal pagati

Secondo Bruxelles, l’Italia non dispone delle norme necessarie per vietare la discriminazione riguardanti le condizioni di lavoro e utilizza un sistema abusivo di successione ripetuta di contratti a tempo determinato degli insegnanti. Insomma, la retribuzione dei docenti a tempo determinato nelle scuole pubbliche, «non prevede una progressione salariale incrementale basata sui precedenti periodi di servizio». Da qui la discriminazione rispetto ai docenti assunti a tempo indeterminato che hanno invece diritto alla progressione salariale.

E c’è di più. Contrariamente al diritto Ue, l’Italia non ha adottato provvedimenti efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato ai danni del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole pubbliche. Questo configurerebbe una violazione del diritto europeo in materia di lavoro a tempo determinato. La stessa Commissione ritiene scarsi gli sforzi fatti finora dalle autorità italiane.

Il tema è sotto la lente dal luglio 2019 quando la Commissione Ue aveva inviato alle autorità italiane una lettera di costituzione in mora. Adesso il ricorso passa alla Corte di Giustizia.

Secondo la Commissione, il ricorso «dà seguito ai rilievi formulati nel parere motivato, in quanto la risposta dell’Italia non ha risolto in misura sufficiente le preoccupazioni della Commissione» riguardanti la mancanza di misure efficaci per sanzionare e compensare l’abuso dei contratti a tempo determinato. Da qui la discriminazione dei lavoratori a tempo determinato non solo nella scuola ma anche in altri ambiti del settore pubblico.

I numeri

In Italia, i contratti a tempo determinato sono 243mila su 943mila docenti. Secondo i sindacati aumenterebbero a 250mila e mentre il ministro dell’Istruzione ridimensiona a 165 mila. In media, in Italia, gli insegnanti restano precari, in media, fino a 45 anni e sono tra i più anziani d’Europa visto come oltre la metà del corpo docente ha più di 50 anni.

Tutto questo, nonostante la scuola abbia bisogno disperato di nuovi professori.

E poi, il problema degli stipendi visto i forti ritardi nel pagamento dei supplenti con i docenti italiani che risultano i meno pagati d’Europa. Negli ultimi otto anni i loro compensi sono diminuiti del 6 per cento mentre la percentuale di precari è aumentata in pochi anni del 70 per cento. Senza tralasciare che l’Italia continua a essere tra gli ultimi in area Ocse per investimenti in istruzione.

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