Sparisce la parola handicappato dalle leggi italiane
La notizia, già nota al momento dell’approvazione del decreto attuativo della legge delega, arriva dagli Stati generali delle disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo che si sono svolti ieri a Firenze. E arriva direttamente dalla Ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, intervenuta in collegamento.
«La riforma sulla disabilità è rivoluzionaria» ha detto Locatelli, e la parola rivoluzionaria «non è per dire: cancelliamo da tutte le leggi ordinarie parole come handicappato o portatore di handicap».
Un passaggio fondamentale, secondo la Ministra, per far capire a tutti che parliamo di persone, tutte con gli stessi diritti.
Gli Stati generali delle disabilità intellettive sono stati organizzati da Anffas, Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo e rappresentano un momento di confronto e approfondimento per tutti i soggetti che si occupano di questo tipo di disabilità e anche un passaggio verso gli Stati Generali nazionali in programma il prossimo anno.
Il ministro Locatelli ha inoltre ricordato che su questi temi occorre lavorare tutti assieme per superare la burocrazia.
Un esempio di legge che utilizza il termine handicappato o portatore di handicap, ormai da anni “sconsigliato” nel mondo della comunicazione (e, a dire il vero, anche vietato, considerando che l’Italia aveva recepito la Convenzione Internazionale Onu 2006 sui diritti delle persone con disabilità già nel 2009 attraverso la legge n.18), lo abbiamo consultato ieri. Si tratta dell’articolo 33 comma 6 della Legge 104/92: la persona maggiorenne, portatrice di handicap in situazione di gravità, può usufruire alternativamente di due ore di permesso giornaliero retribuito o di tre giorni di permesso mensile retribuito. Sparirà?
Giuseppe Giuliani