Ierfop: Valentina Tomirotti racconta l’importanza del linguaggio inclusivo

Un momento del seminario con, da sinistra, Roberto Pili, Bachisio Zolo e Valentina Tomirotti

«Per cambiare la narrazione sulla disabilità è necessario un cambio di paradigma, una scelta consapevole delle parole in modo da restituire tutte le sfumature della persona, senza focalizzarsi sulla disabilità ma spostandoci sulla persona stessa in quanto parte attiva della società».

Con queste parole la docente Valentina Tomirotti, giornalista e attivista per i diritti delle persone con disabilità, apre il seminario sul linguaggio inclusivo organizzato da Ierfop Cagliari nella giornata di giovedì 14 novembre 2024.

«Bisogna distinguere tra visione e sguardo» afferma la docente, «perché vedere è un atto che si ferma all’apparenza. Ed è proprio dall’apparenza che nascono stereotipi e pregiudizi».

Secondo la giornalista, infatti, «la prima cosa che si vede di una persona con disabilità è la disabilità stessa. Bisogna imparare ad andare oltre, a guardare la persona nella sua interezza, a comprendere chi si ha davanti. La disabilità è come una borsa che indossiamo tutti i giorni. Non definisce chi siamo».

Educare alla disabilità

Il presidente Ierfop Roberto Pili

Imparare a guardare è il primo passo per la vera inclusione. Da qui, infatti, nasce poi la narrazione della disabilità, ancora legata a una terminologia obsoleta, dove disabilità è sinonimo di mancanza. «Gli esseri umani hanno la tendenza a definirsi per contrapposizione con l’altro. Sono più, sono meno di un altro o di un’altra. Veniamo valutati in base al raggiungimento di obiettivi, soprattutto lavorativi, viviamo in una società della performance dove l’umanità viene messa da parte».

Educare alla disabilità, quindi, in famiglia, a scuola, nelle istituzioni e sul luogo di lavoro è il punto cardine per una società realmente orientata all’inclusione. Come ricorda il presidente Ierfop Roberto Pili, «da più di vent’anni Ierfop si impegna per realizzare la vera inclusione delle persone con disabilità. Oggi più che mai, nel 2024, abbiamo bisogno di mettere al centro del dibattito l’importanza del linguaggio inclusivo, per dare forma e voce al mondo della disabilità. Anche per questo, Ierfop ha preso parte al G7 Inclusione e Disabilità, conclusosi con la firma della Carta di Solfagnano, un documento dove tra i punti principali troviamo non solo inclusione e accessibilità, ma anche dignità, valorizzazione dei talenti e autonomia».

Il direttore della Formazione Ierfop Bachisio Zolo

«È importante ricordare come ogni persona con disabilità sia diversa dalle altre, ognuna con la propria storia e il proprio bagaglio di esperienze» sottolinea Bachisio Zolo, direttore della formazione di Ierfop. «Ogni individuo ha le proprie peculiarità e in nessun caso può essere definito semplicemente attraverso la disabilità, neanche quando questa è condivisa con gli altri» continua Zoli, «e per questo in Ierfop ci occupiamo da sempre di formazione e inserimento delle persone con disabilità visiva e sappiamo bene che ogni persona cieca o ipovedente ha una propria identità, una propria esperienza di vita e per questo deve essere considerata nella sua interezza come individuo e non come parte di una categoria».

Infine, spazio anche alla leggerezza con una riflessione della docente Valentina Tomirotti. «Dobbiamo ricordare come ogni nostra azione abbia una conseguenza sugli altri» sottolinea Tomirotti, «e dobbiamo imparare a considerare chi ci sta attorno come parte di un tutto e smettere di vivere come il personaggio interpretato da Will Smith nel film “Io sono leggenda”, che si aggira solitario per le strade in un mondo desolato e devastato. Dobbiamo smettere di “scrollare” le persone come facciamo con le pagine dei social, “ah, il cieco, il sordo, l’autistico…”. Dobbiamo soffermarci su ogni persona e comprendere chi è davvero. Io ad esempio, non sono “quella in carrozzina”. Sono Valentina, sono una giornalista e una formatrice. Sono una persona adulta, eppure quando faccio una visita medica la diagnosi e la terapia le spiegano a chi mi accompagna. È ora di cambiare».

Roberta Gatto

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