Giovani: è allarme fake news
La generazione Z non sa distinguere le notizie affidabili da quelle false. È quanto emerge da uno studio condotto da un team di ricercatori e ricercatrici di UniSR – Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, guidato dal professor Carlo Martini, associato in Logica e filosofia della scienza presso la Facoltà di Filosofia dell’ateneo, con il supporto del progetto del Consiglio Europeo della Ricerca Peritia (Policy, Expertise and Trust).
Il report “Disinformazione a Scuola” mostra come un adolescente su tre non sappia riconoscere le fake news (bufale) dalle notizie affidabili, né a distinguere tra l’informazione scientifica e quella pseudoscientifica. Dall’analisi emerge inoltre una disparità di genere: le ragazze, infatti, si ritengono meno capaci nel valutare la veridicità delle notizie rispetto ai ragazzi.
L’indagine ha coinvolto 2.214 studenti tra i 14 e i 19 anni, 48 per cento femmine, 39 per cento maschi (il 13 per cento non ha indicato il genere), provenienti da 19 Istituti di Istruzione Secondaria Superiore. Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna le regioni coinvolte.
I risultati
Ai partecipanti è stato richiesto di mettere alla prova il proprio senso critico accedendo alle notizie tramite telefono e selezionando quelle ritenute affidabili. Il test si è svolto in un ambiente informativo digitale simulato.
Lo studio ha voluto anche mettere in luce la quantità di informazioni condivise dai giovani sui social e i principali metodi per farlo (foto, meme e link), considerando il tempo complessivo trascorso online dagli adolescenti (circa 5 ore e mezza al giorno). Il 43 per cento degli intervistati dichiara di non condividere contenuti, il 38 per cento condivide meno di 10 contenuti a settimana, il 10 per cento dice di condividere più di 10 contenuti a settimana (ma meno di 30), mentre soltanto il 4 per cento condivide un numero di contenuti tra 30 e 50 o superiore a 50.
La seconda fase
I dati raccolti hanno poi dato il via a un Osservatorio permanente sulla Disinformazione Digitale, attivo da gennaio 2025, con l’obiettivo di proporre percorsi di formazione per gli studenti delle scuole superiori.
Il progetto “Civic On Line Reasoning” (basato su un metodo elaborato dai ricercatori della Stanford University e della University of Cambridge,) mira a insegnare agli studenti e alle studentesse le strategie migliori da adottare per controllare la provenienza delle fonti di informazione presenti sul web.
Tra gli strumenti a disposizione troviamo il “lateral reading” (ovvero lettura laterale), cioè l’apertura di più finestre nel browser per esaminare sia il contenuto della notizia sia la fonte di provenienza; il “click restraint”, (astensione dal click), per imparare a selezionare le notizie secondo l’affidabilità e non semplicemente cliccando tra i primi risultati ottenuti, e l’Inoculation (vaccinazione) per prevenire la disinformazione).
Infine, ai giovani verrà spiegato il concetto di “Bias Cognitivi”, ovvero quei meccanismi che ci rendono facili prede della disinformazione.
Roberta Gatto