Disabilità nella Storia: Wilma Pearl Mankiller (1945 – 2010)
Wilma Pearl Mankiller nasce nel novembre 1945 a Tahlequah (Oklahoma); figlia di Charley Mankiller, un nativo cherokee e di Clara Irene Sutton, di origini irlandesi e olandesi.
Il cognome del padre deriva da un tradizionale rango militare cherokee (capitano o maggiore). La famiglia in cui cresce Wilma è numerosa: la piccola ha infatti cinque fratelli e sorelle maggiori (Louis Donald “Don”, Frieda Marie, Robert Charles, Frances Kay e John David). Forse anche per questo, nel 1948, la famiglia si trasferisce in una casa costruita da suo padre, suo zio e suo fratello Don. La nuova abitazione è piccola e non ha elettricità né impianti idraulici; la famiglia Mankiller vive in estrema povertà, cacciando, pescando e coltivando un orto.
Nel 1955, a causa di una grave siccità, la famiglia si trova in difficoltà e l’anno seguente si trasferisce a San Francisco. Qui alloggiano per diverse settimane in un hotel, nonostante gli sia stato promesso un appartamento dalla politica di reinsediamento dei nativi americani, l’Indian Relocation Act.
Istruzione e lavoro
Sebbene a scuola venga emarginata a causa delle proprie origini, Wilma riesce a diplomarsi nel 1963 e a trovare impiego in un ufficio. Durante l’estate conosce Hector Hugo Olaya de Bardi, uno studente universitario ecuadoriano benestante, e lo sposa a Reno, in Nevada, nel 1963.
Attivismo per i nativi americani
Nell’ottobre 1969, l’occupazione di Alcatraz da parte dei nativi americani ispira Wilma a entrare nell’attivismo per i diritti civili. Inizia così a frequentare altri nativi americani, visitando Alcatraz e raccogliendo fondi, scorte di coperte, cibo e acqua per gli occupanti dell’isola.
Nel 1972 comincia a frequentare la San Francisco State University e acquista un’auto per essere più indipendente. Durante i suoi viaggi entra in contatto con la campagna di risarcimento contro la Indian Claims Commission e la Pacific Gas and Electric Company per terre prese illegalmente alla tribù durante la corsa all’oro californiana.
Nel 1974 divorzia dal marito e si trasferisce con le sue due figlie a Oakland. Qui lavora come assistente sociale presso l’Urban Indian Resource Center, occupandosi di programmi di ricerca sull’abuso e l’abbandono dei minori, sull’affidamento e l’adozione di bambini nativi da parte di famiglie non native. In questo periodo, Wilma riesce a far approvare una legge conosciuta come Indian Child Welfare Act, che rende illegale il collocamento di bambini nativi in famiglie non native.
Nel 1979, in seguito a un incidente d’auto, viene colpita da una grave forma di distrofia muscolare che la accompagna fino alla morte. Tuttavia, questo non le impedisce di portare avanti le sue lotte sociali e di farsi strada come figura di spicco a livello internazionale.
Capo tribù Cherokee
Nel 1981 il capo tribale Ross Swimmer la nomina primo direttore del Dipartimento per lo sviluppo della comunità della nazione Cherokee.
Nel 1983, la sceglie come compagna di corsa alle elezioni, nel tentativo di ottenere il suo terzo mandato consecutivo come capo tribale. Nonostante le difficoltà incontrate durante la campagna, primo tra tutti il sessismo, Wilma diventa la prima donna eletta come vice capo della Nazione Cherokee. Un traguardo che segna una svolta importante per i nativi americani.
Nel 1985, in seguito alle dimissioni di Swimmer, Wilma viene eletta primo capo donna della Nazione Cherokee. E da questo momento, il suo nome diventerà noto in tutto il mondo.
Dopo cinque mesi dalla nomina a capo, viene eletta donna indiana americana dell’anno, ed entra a far parte della Women’s Hall of Fame dell’Oklahoma. La stampa le dedica articoli e interviste e la rende celebre a livello mondiale.
L’Università del New England le conferisce un dottorato onorario e riceve un encomio per la leadership dall’Università di Harvard, oltre a due lauree honoris causa dalla Yale University nel 1990 e dal Dartmouth College nel 1991.
Nel 1997 riceve una laurea honoris causa dallo Smith College e nel 1998 il presidente Clinton le conferisce la medaglia presidenziale della libertà, il più alto riconoscimento civile negli Stati Uniti.
Nel corso dei suoi tre mandati come capo dei Cherokee, Wilma contribuisce allo sviluppo della nazione Cherokee attraverso progetti di sviluppo della comunità, migliorando i negoziati tra tribù e contribuendo a creare e guidare le relazioni tra la nazione Cherokee e il Governo federale degli Stati Uniti. muore di cancro nella sua casa di campagna nella contea di Adair, in Oklahoma, nel 2010.
Roberta Gatto