Giornalista della Bbc cacciato da un locale per il suo cane guida

Torniamo a parlare di discriminazione nei confronti di chi possiede un cane guida con un episodio accaduto a Sean Dilley, reporter non vedente della Bbc. Il giornalista si è sentito rifiutare l’ingresso in un ristorante di Londra a causa della presenza del suo cane guida. Non è la prima volta che il giornalista subisce una discriminazione di questo tipo.

Già in passato, infatti, Sean è stato invitato a lasciare un locale o un negozio per via del suo cane guida, spesso con motivazioni pretestuose come allergie o mancanza di spazio.

Dal reale al virtuale: la discriminazione sul web

Ma non è finita qui. Il reporter ha segnalato l’episodio sui suoi profili social ed è subito scattata la polemica. Nonostante l’ingresso dei cani guida sia regolamentato in Inghilterra, Galles e Scozia dalla legge denominata Equality Act 2010, mentre in Irlanda del Nord vale il Disability Discrimination Act 1995, le persone sembrano non aver ancora acquisito piena coscienza dell’importanza di questi animali per chi non vede. Queste norme proteggono infatti l’accesso agli spazi pubblici senza discriminazioni. Eppure, per Sean i rifiuti sono all’ordine del giorno.

Ora, dopo il recente episodio, sul web ha anche dovuto far fronte a insulti e minacce da parte di altri utenti, ex poliziotti e cosiddetti “troll” (utenti che sui social si divertono a fomentare odio N.d.R.).

L’importanza del cane guida

Per Sean, non vedente dall’età di 14 anni a causa di un glaucoma, il cane guida rappresenta autonomia e libertà. Da ben 22 anni il giornalista si accompagna a un amico a quattro zampe per muoversi in autonomia e paragona ogni rifiuto all’ingresso a “un colpo allo stomaco”, un disagio emotivo devastante, non troppo dissimile al furto del suo smartphone avvenuto nel centro di Londra nel 2022.

Nonostante la legge stabilisca la non discriminazione all’accesso, infatti, non esiste una vera e propria regolamentazione al riguardo. Mentre per i taxi il rifiuto di un cane guida è un reato, per negozi e ristoranti l’onere di denunciare l’accaduto e raccogliere le prove viene lasciato alla persona discriminata.

Da anni Sean si batte per cambiare le cose. Ma adesso, dopo l’ennesimo attacco online, non è più tanto convinto di poter cambiare le cose.

«Vedere è facile» conclude «più difficile sembra capire cosa significhi non poterlo fare.»

Roberta Gatto

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