La Fish? Bisogna cambiare nome
Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie è il nuovo nome della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap).
La notizia è arrivata nel corso del convegno che si è svolto nella Sala Regina della Camera dei Deputati in occasione dei 30 anni di attività della federazione. “L’Italia quale futuro per le persone con disabilità e le loro famiglie. Rilanciamo i Diritti per garantire le pari opportunità” era il tema proposto in occasione dell’anniversario.
Nel corso dell’incontro, oltre a tracciare un bilancio dell’attività svolta, si è evidenziata l’importanza del confronto con le istituzioni e della cooperazione tra associazioni, cittadini e politica per costruire una società più inclusiva.
Le parole di Falabella
Il nuovo nome è la logica conseguenza di un’evoluzione avvenuta nel corso di questi anni all’interno della federazione: «abbiamo la responsabilità di continuare a lottare» sottolinea il presidente Vincenzo Falabella, «per una società che non lasci nessuno indietro, rinnovando il nostro impegno accanto alle persone con disabilità e alle loro famiglie».
Falabella ha chiesto, inoltre, che il termine disabilità sia inserito all’interno della Costituzione: «sarebbe un ulteriore elemento di attenzione non verso un mondo che si vuole categorizzare, ma verso un mondo che accresce la propria consapevolezza. Lo si può fare così come si è fatto per lo sport».
Gli interventi
Nel corso dell’iniziativa, la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli ha annunciato un bando che si rivolge agli enti del Terzo settore che si occupano di disabilità. «Si tratta di 20 milioni di euro che devono essere impiegati per i progetti mirati alla valorizzazione dei temi della Convenzione Onu e della Carta di Solfagnano» spiega il ministro, «oltre che nell’impegno specifico sui territori e nelle collaborazioni che devono essere in rete».
«Per quanto riguarda la disabilità» raccomanda Vanessa Palucchi, portavoce del Forum del Terzo settore, «in Italia abbiamo delle norme importanti, quello che manca è dargli un reale sostegno, i famosi decreti attuativi, in particolare per l’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. In quest’ambito c’è molto da lavorare dal punto di vista culturale più che finanziario».
Renato Brunetta, nel ruolo di presidente del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), spiega come «la lotta che dobbiamo portare avanti è quella di una rivoluzione culturale contro le discriminazioni di tutti i tipi. La scuola e la cultura sono gli elementi fondamentali in cui nasce la discriminazione, ed è qui che bisogna intervenire».
Giuseppe Giuliani