Dalla sezione di Milano il primo arbitro con disabilità motoria
È il 2016 e un giovanissimo Marco Bartoli si presenta all’Aia (Associazione italiana arbitri) di Milano per diventare arbitro. Marco, diciannove anni e un sogno nel cassetto, ha una disabilità motoria e per questo ha con sé un certificato medico agonistico da sottoporre ai responsabili dell’Aia. Responsabili che lo accettano senza esitare, perché Marco ha la preparazione teorica e la grinta per diventare un arbitro a pieno titolo.
Prime esperienze
La prima assegnazione per Marco avviene all’interno di “Quarta Categoria”, il primo torneo nazionale di calcio a 7 riservato a calciatori e calciatrici con disabilità intellettivo-relazionale e patologie psichiatriche, nato proprio nel 2016.
Ed è proprio in questa categoria che per Marco diventa un’occasione per dimostrare la propria professionalità. Per tutto il 2018 Marco si rivela più più che all’altezza del compito, tanto da convincere la Figc ad assegnargli molte altre partite del torneo.
Nel frattempo, nasce in Italia la divisione calcio paralimpico e Sperimentale (Dpcs). I tornei diventano un vero e proprio campionato e l’Aia si adegua assegnando un team arbitrale alla competizione.
Marco comincia così la sua carriera, fino ad arrivare dopo sette stagioni ad arbitrare la finale del Dpcs di Tirrenia e ad affiancare Simone Sozza, direttore di gara di Serie A, lo scorso ottobre.
«Dagli esordi alla finale della DPCS: ho realizzato un sogno» spiega Marco Bartoli. «Sono arbitro da 7 stagioni e con costanza e determinazione ho vinto la paura di non farcela, diventando il primo arbitro con disabilità motoria della Figc. Scendo in campo sempre con entusiasmo, indossando con onore la divisa e dando ogni volta il massimo. All’inizio non è stato facile: ho dovuto fare esperienza sul campo, ma poi con il tempo ho acquisito abilità, tecnica e sicurezza, così da guadagnarmi la qualifica di arbitro delle finali nazionali di Dpcs. Voglio dire grazie a chi ha sempre creduto in me, incoraggiandomi e sostenendomi».
Ora, la strada aperta da Marco attende di essere percorsa da altri ragazzi e ragazze con disabilità.
Roberta Gatto