Naspi, le novità da gennaio 2025

Da gennaio cambiano i criteri di accesso alla Naspi, cioè l’indennità mensile di disoccupazione istituita. Prima di tutto, nella Manovra si tende a limitare la tendenza a dimettersi e a trovare nuove occupazioni di breve durata o intermittenti per ottenere la Naspi. I nuovi criteri rischiano però di penalizzare anche coloro che si sono dimessi in buona fede.

La stretta introdotta dalla Manovra del Governo e in vigore dal primo gennaio riguarda quanti hanno presentato dimissioni volontarie.

In caso di licenziamento dal secondo lavoro però, il lavoratore può ottenere la Naspi solo se ha almeno 13 settimane di contribuzione dal nuovo impiego, perso il quale si richiede l’indennità. In precedenza invece avrebbe potuto ottenerla anche senza questo vincolo.

Non più Naspi per i rimpatriati

Per i rimpatriati, la Manovra non prevede più la Naspi. La legge (del 25 luglio 1975, n. 402) aveva stabilito che in caso di disoccupazione derivante da licenziamento o mancato rinnovo del contratto di lavoro stagionale da parte del datore di lavoro all’estero, i lavoratori italiani rimpatriati, nonché i lavoratori frontalieri, continuassero ad avere diritto al trattamento ordinario di disoccupazione. Tutto questo, a patto che facessero rientro entro un periodo di 180 giorni. Dal 2025, invece, non sarà più così.

Assenze ingiustificate

Il cosiddetto Collegato lavoro che entra in vigore dal 12 gennaio, prevede che dopo 15 giorni di assenza ingiustificata del lavoratore, il datore di lavoro può segnalare il caso all’Ispettorato del lavoro.

Fatte tutte le verifiche e risultando corretta la segnalazione, il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore. Con la novità che l’ex lavoratore non avrà diritto alla Naspi.

Cos’è la Naspi

Vediamo più nello specifico cos’è la Naspi. La Naspi rappresentata da un corrispettivo in denaro spetta ai disoccupati che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione e che dichiarino in forma telematica al portale nazionale delle politiche del lavoro la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa.

L’Inps ricorda anche come sia consentito l’accesso anche nei seguenti casi:

  • dimissioni per giusta causa, qualora le dimissioni non siano riconducibili alla libera scelta del lavoratore ma siano indotte da comportamenti altrui che implicano la condizione di improseguibilità del rapporto di lavoro e quelle rese dal lavoratore durante la procedura di liquidazione giudiziale;
  • dimissioni intervenute durante il periodo tutelato di maternità
  • risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, purché sia intervenuta nell’ambito della procedura di conciliazione presso la direzione territoriale del lavoro
  • risoluzione consensuale a seguito del rifiuto del lavoratore di trasferirsi presso altra sede della stessa azienda distante più di 50 chilometri dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile con i mezzi pubblici in 80 minuti o più;
  • licenziamento con accettazione dell’offerta di conciliazione di cui all’articolo 6, decreto legislativo 22/2015;
  • licenziamento disciplinare.

Quanto vale economicamente la Naspi

L’importo della Naspi varia in base all’ammontare del reddito percepito nei quattro anni precedenti la domanda di disoccupazione. Se il reddito è inferiore all’importo di riferimento stabilito dalla legge, l’importo della Naspi è pari al 75 per cento della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni. Se, invece, la retribuzione media è superiore all’importo di riferimento annuo, la Naspi è invece pari al 75 per cento dell’importo di riferimento annuo sommato al 25 per cento della differenza tra la retribuzione media mensile e il suddetto importo.

Bachisio Zolo

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