Al museo di Ginevra l’arte è da toccare e riprodurre

I musei di Ginevra hanno fatto cordone attorno alla fiera Art Genève con il Musée d’Art et Histoire e il Centre d’Art Contemporain.

Quest’anno, il Mah ha invitato un’artista di fama internazionale, dandogli carta bianca sulla propria collezione così da “reinterpretarla” fuori dagli schemi. L’artista prescelta è Carole Bove, svizzera di Ginevra, ma naturalizzata americana. E il suo approccio all’immensa collezione del museo (oltre un milione di oggetti comprendenti quelli donati dai cittadini) è stato di tipo tattile.

In che modo? La Bove ha scelto di creare un doppio dell’oggetto che ha catturato il suo interesse nella collezione, consentendo così al visitatore di toccarlo. E così, ai non vedenti di comprendere sotto le proprie dita la bellezza di opere famose. Niente di nuovo o di originale, visto come lo stesso principio anima il Museo tattile statale Omero di Ancona.

La Bove non sapeva dell’esistenza di questa realtà italiana e ha quindi deciso di incentrare l’esposizione basandosi sul concetto di replica. In questo modo ha messo tutti i fruitori sullo stesso piano. ni)

Così sono state riprodotte in ceramica tattile famosi dipinti come quello di Giuditta con la testa di Oloferne, di cui è autore Marco Palmezzano nel 1526 o il Perseo che uccide il drago, capolavoro di Félix Vallotton, il più celebrato artista svizzero. In un’altra sala è stato sistemato un contenitore con migliaia di mattoncini Braille Lego già lanciati nel 2023 e creati per corrispondere ai numeri e alle lettere nel sistema di lettura per ciechi. In questo modo si dà vita a una composizione, accorciando le distanze e promuovendo nuove, diverse abilità.

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