Un tavolo con le protesi di chi ha perso le gambe per le mine

Alessandro Bergonzoni e il suo “Tavolo delle trattative”

Un tavolo come se ne vedono tanti, ma sorretto da gambe particolari: protesi di arti inferiori. Le protesi sono quelle di chi ha perso le gambe in zone di guerra a causa delle mine, l’idea è dell’artista Alessandro Bergonzoni e l’opera è stata esposta per sei giorni a Palazzo Pepoli a Bologna nell’ambito dell’appuntamento con “Art City”.

Il tavolo

Il “Tavolo delle trattative” è il modo scelto da Bergonzoni per richiamare l’attenzione sui tanti conflitti in corso in tutto il mondo e, per lui che è stato sempre abituato a giocare con le parole, è stato facile mettere assieme «arti ad arte, per trasformare mutilazioni in azioni».

Bergonzoni ha spiegato che il “tavolo” «deve fare luce su quanto continua ad accadere nel mondo» come i 50 conflitti per i quali propone l’esposizione nelle città di tutti i vessilli dei paesi coinvolti, bandiera arcobaleno e bianca compresa.

Il confronto

Le gambe utilizzate per l’installazione arrivano dall’Iraq e sono state fornite da Emergency e al tavolo delle trattative si sono seduti il sindaco di Bologna Matteo Lepore, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Matteo Maria Zuppi e con loro Daniele De Paz, presidente della Comunità Musulmana di Bologna e l’imam Yassine Lafram, presidente della Comunità Ebraica bolognese. A loro il compito di confrontarsi e trovare la strada per proporre un dialogo che porti a considerare anche la pace come soluzione.

Nei giorni di “Art City” sono intervenuti anche rappresentanti di Emergency, Medici Senza Frontiere, migranti ed è arrivata la testimonianza diretta di chi opera nei campi di Gaza.

Giuseppe Giuliani

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