Sanremo e disabilità, i giorni delle polemiche

Le prime critiche sono quelle di Lisa Noja, consigliera per Italia Viva in Regione Lombardia per questioni che riguardano sanità, disabilità e lotta alle discriminazioni e già deputata nella scorsa legislatura.

Su Wired, Noja critica Stefano Corsi, project manager di Sanremo, il tema è l’accessibilità al Festival per le persone con disabilità.

Le critiche

Niente da dire sul fronte dei servizi messi a disposizione di chi segue il programma da casa, sottotitoli e audio descrizione hanno funzionato, ma Noja punta la sua attenzione sulla partecipazione in presenza e sulle modalità per l’acquisto dei biglietti delle persone con disabilità.

Il regolamento spiegava che l’organizzazione metteva a disposizione delle persone con disabilità un numero limitato di biglietti, ma senza specificare quanti né come fosse possibile acquistarli. Alla persona che intendesse partecipare veniva richiesto, oltre alla certificazione di disabilità, anche un documento medico che attestasse l’obbligo di utilizzo della sedia a rotelle. A tutto questo va aggiunto l’obbligo, che esiste solo per le persone con disabilità, di acquistare due biglietti, uno per sé e l’altro per un accompagnatore.

Al.Di.Qua.Artists

Altro capitolo riguarda la presenza sul palco dell’Ariston del Teatro Patologico guidato da Dario D’Ambrosi.

In questo caso, a parlare è Al.Di.Qua.Artists (Alternative Disability Quality Artists), associazione italiana di artiste e artisti con disabilità. I toni sono duri: «la comunità di persone con disabilità italiana ha visto sgretolarsi in diretta Rai anni di discussione e lotte sul diritto ad autodeterminarsi, sulla qualità della rappresentazione delle proprie vite, sul linguaggio oppressivo e sulla prospettiva abilista».

Al.Di.Qua.Artists plaude al ricordo di Ezio Bosso nella prima serata, ma intravede segni sconfortanti già dal secondo giorno, quando si è parlato di Sammy Basso, attivista con disabilità morto lo scorso anno. Perché, mentre Bosso è stato presentato come artista, di Basso si è fatta una rappresentazione «approssimativa e violenta»: si è visto solo in fotografia e in braccio a Jovanotti e non si è parlato delle sue competenze, ma del suo aspetto fisico.

Nel comunicato, il gruppo di artisti spiega che si rivolge al direttore artistico del Festival e agli autori, cioè a chi è direttamente responsabile dei temi, dei testi e della costruzione dello spettacolo Sanremo e l’attenzione si concentra sul momento in cui sul palco sale la compagnia Teatro Patologico: «dopo due serate in cui per la quota disabili (termine che utilizziamo con dichiarato tono provocatorio) sono state scelte persone decedute, il terzo giorno Carlo Conti, pur invitando una compagnia costituita da persone con disabilità, decide di dare la parola solo al regista, l’unico normativamente abile».

Al.Di.Qua.Artists sottolinea che è stato l’unico a essere presentato con un nome e come una persona che ha messo il suo talento e la sua vita al servizio di chi soffre di disabilità fisiche e psichiche. Da una parte una persona abile, dall’altra un gruppo indistinto di persone con disabilità, senza nome, senza talenti o competenze, ma con familiari che soffrono, un messaggio che genera effetti disastrosi sull’immaginario collettivo, secondo l’associazione. Una realtà dove i protagonisti non sono le persone con disabilità, ma gli abili che gli stanno attorno.

Il parere di Tomirotti

Sulla questione interviene anche Valentina Tomirotti, giornalista e attivista del mondo della disabilità: «condivido pienamente l’indignazione espressa, la disabilità continua a essere trattata come un argomento da ‘emozionare’ piuttosto che da comprendere».

Per la giornalista, è arrivato il momento di dire basta alle narrazioni che raccontano le persone con disabilità come esempi di coraggio, narrazioni  costruite per un pubblico normotipico: serve competenza e ascolto.

Secondo Tomirotti, inclusione significa rappresentare la disabilità nella sua complessità, le persone con disabilità, sono persone con qualche bisogno diverso, ma con gli stessi diritti degli altri.

Giuseppe Giuliani

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