Marchio d’impresa: in Sardegna non si brevetta più

Solo sette brevetti sono stati depositati nel 2023 alla Camera di Commercio. Nell’anno precedente erano stati dodici.

L’analisi riguardante la registrazione dei brevetti è dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna e fa riferimento ai dati di UnionCamere-Infocamere del 2023.

Si tratta di un dato in controtendenza rispetto all’Italia che, invece, registra una leggera crescita con 4780 registrazioni a fronte delle 4773 dell’anno precedente.

La classifica delle regioni

La Sardegna è al terzultimo posto tra le regioni italiane per numero di brevetti depositati, seguita solo da Basilicata e Molise. Al primo posto c’è la Lombardia con 1494 brevetti, segue l’Emilia Romagna con 829.

In termini di crescita rispetto al 2022 è l’Abruzzo a raggiungere il miglior risultato con + 17 per cento mentre, il meno 43 per cento della Sardegna è proprio il risultato peggiore.

Quella delle città e delle aree geografiche

È ovviamente Milano la città più attiva su questo versante, seguita da Bologna. Andando a guardare le aree geografiche, spicca il Nord Ovest con 4.780 brevetti, seguito dal Nord Est con 1.760 ed entrambi si segnalano per una crescita. In calo sia il Centro che il Sud e le Isole.

Il presidente Giacomo Meloni

Per il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Giacomo Meloni, «le imprese sarde faticano a registrare e proteggere prodotti, idee, marchi, software, packaging, macchinari e procedure produttive, nonostante ogni anno ci siano a disposizione, nelle Camere di Commercio, parecchi milioni di euro che coprono quasi interamente tutto il processo».

Il tema è rilevante, se si considera che il rischio è quello di vedersi rubare le idee. Gli imprenditori sardi se ne accorgono quando «non possono commercializzare i propri prodotti sul mercato nazionale e all’estero» aggiunge Meloni, «perché un concorrente sleale ha registrato un brand o una produzione uguale».

I mercati esteri

Confartigianato segnala casi abbastanza frequenti di aziende italiane, intenzionate a proporsi su mercati extraeuropei e che si trovano bloccate perché il marchio del loro prodotto è già stato registrato da altri.

Un danno per l’economia italiana che negli ultimi cinque anni è stato quantificato in oltre 300 miliardi di euro e circa 2,1 milioni di nuovi posti di lavoro.

Le soluzioni

Per il presidente di Confartigianato, «la soluzione è la conoscenza di tutti gli strumenti di tutela esistenti e l’incentivazione dei marchi di tutela come quelli Stg e Igp per l’agroalimentare».

Giuseppe Giuliani

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