Il musicista non vedente Andrea Bettini racconta la sua esperienza con il Braille e la musica

Andrea Bettini
Bresciano, classe 1964, Andrea Bettini è un musicista non vedente. Diplomato al conservatorio di Brescia e laureato in Giurisprudenza, le sue passioni sono le lingue straniere, la radio e il calcio, oltre ovviamente alla musica.
Andrea lavora come centralinista, ma dedica ogni momento libero alla sua vera vocazione, quella di musicista e cantante. Suona tra gli altri con Peo Alfonsi (con cui si è esibito domenica insieme al collega Giacomo Deiana) e Charlie Cinelli, cantante, bassista e chitarrista che ha al suo attivo collaborazioni con Zucchero, Cocciante e Renato Zero.
L’importanza del Braille in musica
«La notazione musicale Braille è strettamente legata a quella del Braille letterario» spiega Bettini. «Al posto delle note sul pentagramma, il Braille musicale segna le note con la notazione alfabetica partendo dalla D. Per segnare il valore delle note, si aggiungono dei punti al di sotto, trasformando ad esempio la lettera D in una “N”. Diversamente dagli spartiti in nero, quelli Braille sfruttano l’orizzontalità del foglio. Inoltre, specie per chi suona la chitarra, è fondamentale studiare lo spartito prima di approcciare lo strumento, proprio perché la lettura non viene fatta a vista ma con le dita. Chi suona il piano, invece, può leggere con la sinistra le note della destra e viceversa. Per segnare un accordo, invece, si segnano le tre note che lo compongono. Così, ad esempio, le note Sol, Mi e Do danno l’accordo di Do».
Il Braille è uno strumento imprescindibile per diventare musicisti. Ma per impararlo al meglio, servono insegnanti qualificati e motivati.
«Il maestro Peo Alfonsi incarna perfettamente la figura dell’insegnante di musica per persone con disabilità visiva. Prova ne è il collega Giacomo Deiana, che si è formato in ambito musicale proprio con lui. L’insegnamento richiede entusiasmo e motivazione, il rischio altrimenti è di penalizzare l’allievo».
Bettini spiega poi come una persona non vedente possa suonare qualunque strumento, anche quelli ad arco: «Sicuramente, serve una manualità molto fine, da sviluppare fin da bambini. Il Braille in questo ci viene in aiuto». Prima di approcciare lo spartito, però, è necessario saper leggere e scrivere in Braille in modo fluido.
«La lettoscrittura Braille richiede di sviluppare il gesto, la sensibilità nelle dita e il movimento delle mani. Aiuta a conoscere il proprio corpo e a prendere confidenza con lo spazio e il ritmo. Inoltre, come strumento di comunicazione, ci permette di interagire con persone vedenti, con cui ad esempio suonare in una band o un’orchestra».
L’esperienza in Ierfop
«Suonare a Cagliari, fuori dalla mia zona comfort, è stata un’esperienza entusiasmante. Ho conosciuto professionisti in gamba, colleghi dotati di grande talento e ho ricevuto una meravigliosa accoglienza» racconta Bettini. «Mi sono innamorato della città non appena ho messo piede fuori dall’aereo. L’aria e i suoi profumi, mi hanno ricordato le atmosfere del Sudamerica».
Anche per questo parallelismo tra le città sudamericane e Cagliari, l’artista ha scelto di portare un brano di propria composizione intitolato Piccolo Valzer di Portena, ispirato agli abitanti di Buenos Aires (chiamati portenos n.d.r.) e una cover di un musicista uruguayano dedicata alla città di Montevideo.
«Del resto» conclude il musicista, «la città di Buenos Aires ha in comune con Cagliari la devozione per la Madonna di Bonaria (Buenos Aires in spagnolo), motivo per cui ho scelto di omaggiare le due città con questo brano di mia composizione».
Roberta Gatto