Il presidente del Club italiano del Braille Nicola Stilla

Nicola Stilla
Dopo aver ricoperto numerose cariche all’interno dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, oggi Nicola Stilla è componente del Consiglio Nazionale in qualità di Direttore Scientifico della sede lombarda dell’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione e si occupa di riabilitazione, istruzione e inclusione dei giovani con disabilità visiva.
Partiamo con una provocazione: che cosa rispondiamo a chi dice che il Braille va messo in soffitta?
Io potrei rispondere che quando metteremo in soffitta le matite e le penne potremo mettere in soffitta anche il punteruolo e la tavoletta.
A Cagliari si è celebrato l’appuntamento della Giornata Nazionale del Braille: che significato ha una scrittura nata più duecento anni fa e ancora oggi attuale?
Per me ha un significato vitale perché il Braille, proprio perché sono già passati duecento anni, ha superato diverse battaglie e qualcuno ha anche bruciato dei libri nel corso della Storia. Il Braille oggi, a distanza di duecento anni, per me cieco, rimane l’unico sistema di scrittura e lettura diretto a disposizione.
Dal 2007 esiste la Giornata nazionale del Braille fissata il 21 febbraio e celebrata quest’anno a Cagliari tra domenica e lunedì 23 e 24 febbraio
Siamo in ritardo nella diffusione del Braille, soprattutto fra gli educatori e gli insegnanti che spesso, secondo me e non sempre per colpa loro, ma per colpa del sistema, partono dall’ignorare questo strumento e si rivolgono a sistemi più semplici come la sintesi vocale. Secondo loro, quella ha mandato in soffitta il sistema di lettura e scrittura Braille. Io credo invece che se tutti lo conoscessero in maniera seria, approfondita e competente, si renderebbero conto subito che il Braille è fondamentale un po’ in tutto, ma soprattutto nelle materie scientifiche, nelle lingue, perché ti permette di conoscere come si scrive e non solo la pronuncia ed è fondamentale per chi vuole fare della musica una sua professione.
Sull’inclusione lavorativa abbiamo fatto dei passi in avanti, sono sufficienti o c’è ancora da lavorare?
Sicuramente c’è ancora qualche passo da fare anche per l’accessibilità, quindi per gli strumenti come i software di gestione che dovrebbero diventare tutti accessibili anche per le persone cieche e ipovedenti. Ma secondo me il problema sull’inclusione lavorativa esiste ancora oggi. Purtroppo, chi non conosce le persone cieche e le loro potenzialità, spesso pensa che il cieco sia un peso per l’azienda, mentre il cieco se messo, come tutte le persone con disabilità, nelle condizioni giuste con gli strumenti giusti, può essere una risorsa, perché il cieco prima di essere cieco è una persona.
Ho chiesto all’amministratore di Evoseed Paolo Visintin che tempi ci sono per vedere in funzione, quello che al momento chiamiamo Tocc (lo strumento che consente di leggere il carattere Braille e trasformarlo, senza correre il rischio di danneggiare volumi particolarmente fragili) e mi ha detto di rivolgermi a lei…
Per fine aprile dovrebbe essere pronto lo strumento definitivo, credo che nei primi anni lo potremo utilizzare noi come Biblioteca (la Biblioteca Nazionale Italiana Braille “Regina Margherita” di Monza) e nessun altro, ma nel giro di tre anni sarà uno strumento e un software, magari anche perfezionato e maggiormente automatizzato, messo a disposizione di chiunque ne abbia bisogno.
Questa iniziale limitazione è dovuta al fatto che si stanno utilizzando fondi che provengono dal Pnrr?
Il motivo è proprio quello.
Giuseppe Giuliani