“Brucamilla”, ovvero la lezione dei piccoli ai grandi

Un momento della presentazione della fiaba Brucamilla

Una bambina, mangiando una mela, si accorge della presenza di un bruco. Questa la scintilla che ha mosso la vena letteraria del presidente Ierfop Roberto Pili che sul momento ha pensato di scriverci una fiaba: Brucamilla. «Sono partito da una considerazione più generale» premette Roberto Pili, «e cioè le poche nascite che si registrano nel mondo occidentale». La “scoperta” della nipotina Camilla, ha fatto il resto.

«La fiaba che abbiamo realizzato in versione cartacea con disegni di Martina Pinna» spiega il presidente Ierfop Pili, «è stata corredata poi in versione Braille e, in occasione della Giornata Nazionale del Braille tenuta a Cagliari nella nostra sede, in versione anche musicale accompagnata al pianoforte dal musicista Franco Corda e dall’attrice Daniela Atza».

Bachisio Zolo e Roberto Pili con Brucamilla nella versione Braille

Ma qual è il messaggio che la fiaba Brucamilla vuole dare? «La bambina» spiega ancora Pili, «aiuta il bruco a crescere, ben sapendo che avrebbe raggiunto altre fasi della sua vita e che al termine del suo sviluppo, non l’avrebbe più potuta avere, ma lasciare libera di vivere la sua fase di farfalla». In pratica, «è una “lezione” che i piccoli danno ai grandi che conservano e sviluppano sempre più il loro senso di “possesso”», conclude Pili.

«La fiaba» sottolinea Donatella Petretto, docente in Psicologia all’Università di Cagliari e autrice della prefazione del libretto, «racconta le varie fasi di crescita naturali e come si raggiungono i vari obiettivi. Con Camilla», ricorda Petretto, «ho ripensato al piccolo Louis Braille che ha trovato la soluzione a una situazione problematica come la perdita della vista e che è riuscito a trovare una soluzione». E che soluzione, visto che ci si ritrova a ricordarlo a duecento anni dalla sua invenzione di letto scrittura per non vedenti.

«Io ho pochi ricordi di fiabe della mia infanzia» premette il direttore della Formazione Ierfop Bachisio Zolo e autore della postfazione, «ma noi come Ierfop siamo specialisti in “formazione” e Camilla ha fatto un percorso “formativo”, di sviluppo, che l’ha portata a condurre un processo e a far diventare il bruco una farfalla».

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