Ierfop, un progetto in Iraq per i bambini ciechi

Nella foto, in primo piano Corrado Bortolin, a sinistra Gianni Vitiello insieme ad allievi di un corso Ierfop
Il progetto è quello di una scuola per bambini non vedenti in Iraq, ma i primi interventi propedeutici allo sviluppo del progetto sono quelli necessari ad affrontare una situazione di emergenza.
La storia
A parlare di questo progetto è Corrado Bortolin che, assieme a Gianni Vitiello, ha creato lo Studio In, un centro specializzato nella realizzazione di percorsi educativi per le persone con disabilità.
«Collaboriamo con Ierfop da tanti anni» spiega Bortolin, «e così con la Fondazione Giovanni Paolo II per realizzare progetti educativi».
L’esperienza maturata per 12 anni in Palestina, prima della riesplosione del conflitto, il lavoro in istituti per sordi e per ciechi, poi la Giordania e l’Iraq sempre per progetti formativi. In quest’ultimo caso, il progetto era rivolto alla formazione di insegnanti di scuola dell’infanzia.
L’Iraq
In Iraq, siamo a Bassora e Bagdad, i contatti con l’istituto per i sordi, più strutturato, e con quello per i ciechi, le cui condizioni erano disastrose. In campo volontari, molto attivi, ma senza preparazione specifica. Insomma, un contenitore che in mezzo a mille difficoltà provava a salvare il salvabile.
Bortolin e Vitiello hanno avuto modo di vedere le strutture in più occasioni e, finito il periodo del progetto di formazione, sono rimasti in contatto con Yves Joannais Thibault, uno dei referenti in Iraq per conto della Fondazione Giovanni Paolo II.
C’era la necessità di un intervento urgente: «abbiamo coinvolto Ierfop» racconta Bortolin, «che in tempi rapidissimi ha risposto con grande generosità alla nostra richiesta». Thibault ha avuto il materiale necessario: «ciò che per noi è ovvio» aggiunge Bortolin, «altrove è un tesoro».
Nel frattempo, la scuola è stata trasferita in una sede provvisoria, ma più adeguata, in attesa che quella ufficiale venga ricostruita.
Le insegnanti e il materiale
Le insegnanti conoscevano la strumentazione tiflotecnica, ma solo per averla vista via internet. L’intervento è in fase di realizzazione: il materiale in lingua italiana viene ora tradotto in arabo e poi è necessario un momento di formazione per imparare a usare gli strumenti. Ci vuole tempo, insomma, ma la sola consegna del materiale rappresenta una svolta: «alcuni fogli di carta, preziosissimi» ricorda Bortolin, «venivano conservati per gli esami di Stato, per il resto si utilizzava carta di giornale riciclata con conseguenti risultati scadenti per chi su quei fogli doveva leggere e studiare».
Il progetto Ierfop
Partito con un intervento urgente e straordinario, il progetto Ierfop deve essere ancora scritto: serve il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, quindi tempo e pazienza, soprattutto in un momento in cui tutto sembra andare nella direzione opposta. Ci sono le guerre, il taglio dei contributi ai progetti internazionali e un vento americano, ma non solo, che sembra soffiare contro il sostegno e l’aiuto alle persone con disabilità.
Giuseppe Giuliani